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Elettricità, un italiano su tre tradirà l'Enel

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E il prezzo del tradimento potrebbe essere molto abbordabile. Alle compagnie che vogliono strappare clienti al monopolista (l'Enel ndr) basterebbe offrire sconti sul costo della bolletta. A sostenerlo è il Rapporto sugli «Orientamenti di consumo energetico e la customer loyalty» pubblicato in questi giorni dal Censis, l'istituto di ricerca socioeconomica diretto da Giuseppe De Rita. Su tremila famiglie campione interpellate, il 29,9% si è detto disponibile a staccare la spina al vecchio fornitore per passare ad un'altra azienda «se il risparmio sulle tariffe risulterà effettivamente appetibile». In linea di massima, però, dall'indagine emerge una sostanziale fedeltà ai vecchi fornitori di energia elettrica. Fra due anni anche le famiglie potranno decidere di cambiare azienda elettrica grazie alla piena apertura del mercato alla concorrenza che scatterà fra due anni, ma quattro italiani su dieci non abbandoneranno l'azienda elettrica cui sono allacciati. «La liberalizzazione dell'offerta di energia elettrica per le famiglie dal 2007 non causerà dunque un abbandono di massa dell'attuale fornitore di energia verso i potenziali competitor. In Italia «risulta l'esistenza di un nucleo solido e compatto di famiglie che si dichiarano soddisfatte dell'attuale fornitore di energia e non disponibili a effettuare cambiamenti di alcun tipo». Questo gruppo, rileva ancora il Censis, costituisce il 40,7% delle 3000 famiglie prese in considerazione. Oggi la maggior parte degli italiani è allacciata all'Enel e, in misura minore, a utilities locali come l'Aem di Milano e l'Acea a Roma. Un altro segmento del mercato, che raccoglie il 26,5%, è costituito da consumatori attenti agli aspetti immateriali dell'erogazione di un simile servizio come ad esempio la modulabilità con tariffe differenziate a seconda delle esigenze o l'assistenza personalizzata. In generale, rileva il Censis, in Italia i comportamenti di consumo energetico murtano con estrema lentezza «non rispondendo con rapidità alle sollecitazioni di una politica tariffaria differenziata».

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