Rcs, i consulenti di Ricucci in pressing
I rapporti tra Ricucci e i superconsulenti chiamati a salvare il gruppo, Vittorio Ripa di Meana e Guido Roberto Vitale, sarebbero peggiorati nelle ultime ore. Motivo del contendere sarebbero le resistenze del numero uno della Magiste nel fornire tutti gli elementi necessari a definire la struttura e il valore reale del gruppo. I consulenti di Ernst&Young non riescono a consegnare la fotografia del patrimonio di Magiste per la mancanza di alcuni documenti importanti che Ricucci non ha ancora consegnato. Il parere di Ernst&Young diventa fondamentale per le sorti della quota Rcs di Antonveneta in pegno alla Bpi. Nell'incontro avvenuto mercoledì nel quartier generale dell'avvocato Vittorio Ripa di Meana tra Guido Roberto Vitale, l'ex presidente di Rcs MediaGroup impegnato come advisor finanziario della Magiste di Stefano Ricucci, e il direttore generale di Banca Popolare Italiana, Divo Gronchi non sono emerse decisioni concrete. In sostanza la Magiste ha voluto verificare la disponibilità della Banca popolare italiana di aspettare in vista di una vera e propria trattativa sul pegno. I vari consulenti che assistono l'immobiliarista romano sono ancora fiduciosi di poter presentare l'analisi di Ernst&Young e altra documentazione ai magistrati milanesi prima di Natale, in vista dello sblocco dei titoli Antonveneta. Ma bisogna accelerare i tempi: i continui rinvii potrebbero indurre gli advisor a mollare la partita e allora la situazione per Ricucci diventerebbe più complicata. Segnali di nervosismo sarebbero giunti proprio da Ripa di Meana e Vitale che contano di presentare la richiesta di dissequestro delle azioni Antonveneta ai magistrati milanesi entro la metà della prossima settimana. In realtà pensavano di poterla presentare prima, ma la mancanza di una bozza di Ernst&Young da presentare in Procura ha fatto slittare i tempi. Intanto sulla scalata di Ricucci a Rcs interviene l'amministratore delegato di Rcs, Vittorio Colao, in un'intervista concessa a un settimanale. Ricucci? «Mai visto nè sentito». Le sue azioni? «Si possono fare tante cose. Redistribuirle fra i soci o rimetterle sul mercato. Aspetto serenamente quello che decideranno gli azionisti». Colao lancia anche l'idea di blindare il Corriere della Sera con una fondazione: «Un grande giornale necessita di una proprietà stabile e tutelata. Gli anglosassoni ricorrono ai Trust, qualcun altro, come Murdoch, alle poison pill» E non sempre i patti di sindacato sono sufficienti: «Se uno guarda a come hanno reagito gli azionisti all'assedio dell'ultimo anno direi di sì. Ma tutti i patti di sindacato sono di per sè una struttura fragile, soprattutto quando si trovano a dover fronteggiare una scalata. E la Rcs non è certo public company nel senso anglosassone del termine» Però, ha aggiunto Colao, «la struttura proprietaria non si discosta molto da quella di altri grandi gruppi editoriali europei».