Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La rinascita di Fiat non salva i lavoratori

default_image

Il gruppo a novembre aumenta immatricolazioni e quote di mercato, ma prepara mille licenziamenti

  • a
  • a
  • a

Ma è pronta a mettere alla porta, se non arriverà il soccorso del governo, un migliaio di suoi operai. Che nel frattempo lottano da mesi per un aumento simile a quello ottenuto dagli impiegati pubblici: 105 euro. Le trattative per il rinnovo contrattuale, partite martedì con l'idea di non chiudersi senza un accordo sono state, invece, interrotte per la distanza incolmabile tra la richiesta e l'offerta delle imprese. La principale delle quali, il gruppo del Lingotto, appunto, ieri ha cominciato a cogliere i primi frutti del risanamento avviato da Sergio Marchionne: le immatricolazioni in Europa a novembre sono cresciute del 2,9% e l'effetto sulla quota di mercato è stato immediato con un salto al 7,1% rispetto al 6,8% di un anno fa. Dati che hanno rinforzato le previsioni degli analisti su risultati di fine anno oltre le aspettative. E che hanno spinto le agenzie di rating a ventilare un miglioramento del voto di affidabilità finanziaria. Le buone notizie a Torino, però, non sono bastate. Così ieri l'azienda ha convocato a Roma i sindacalisti per comunicare che senza l'intervento del governo, dal quale ci si aspetta un provvedimento sulla mobilità lunga inserito nella legge finanziaria, alla Fiat potrebbero arrivare i primi licenziamenti collettivi a partire da febbraio. Non si tratterebbe di poca cosa. Nelle due ore di incontro tra i dirigenti del gruppo automobilistico e i sindacati la cifa sulle eccedenze occupazionali negli stabilimenti italiani sarebbe attorno alle mille unità tra cui i circa 700 impiegati degli Enti Centrali di Mirafiori. Se la palla è stata passata, dunque, al governo, questo non si è certo tirato indietro. L'esecutivo è pronto ad assicurare l'interessamento dal punto di vista normativo. Ma di soldi da mettere sul piatto per favorire le uscite dei lavoratori non se ne parla proprio. Il ministro del welfare, Roberto Maroni, è stato chiaro: «Se le aziende che usufruiranno dei benefici della mobilità lunga sono pronte a farsi carico dei costi di questo provvedimento, sono disponibile a discutere anche da domani». Altrimenti - ha aggiunto - «non se ne fa niente». Il ministro ha poi posto una seconda condizione: «Che non si creino disparità tra lavoratori» e che quindi un eventuale provvedimento di mobilità lunga non valga per sola Fiat. La giornata di ieri non è stata tra le migliori insomma per i lavoratori metalmeccanici. Oltre agli esuberi la categoria ha douto ingoiare l'ennesimo rinvio del negoziato per il rinnovo del contratto. Lo stop sarà di due giorni Non ci sarebbero, al momento, le condizioni per proseguire la vertenza a oltranza. Eppure le parti si erano sedute con l'impegno a continuare fino alla chiusura.

Dai blog