La resa dei conti sulle banche fa tremare i partiti
Timori bipartisan per le voci del coinvolgimento di esponenti politici nel caso Antonveneta
Dopo l'arresto dell'ex amministratore delegato della Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, le voci insistenti sul coinvolgimento di esponenti dei partiti nella vicenda delle scalate bancarie rischiano di avvelenare una stagione pre-elettorale già rovente. La situazione di tensione ai piani alti dei partiti è bipartisan: nella maggiornanza si parla di una chiamata in causa di esponenti della Lega e dell'Udc, mentre nel centrosinistra si teme che il caso dell'opa di Unipol sulla Bnl trascini nella vicenda il maggior azionista dell'Unione, cioè i Ds. Anche il governo si trova coinvolto perchè la svolta nelle indagini sull'Antonveneta (e quella possibile su Unipol) riapre la questione della permanenza del governatore Antonio Fazio al vertice di Bankitalia. Silvio Berlusconi ha però tenuto a precisare che il destino di Fazio non riguarda le sue responsabilità, perchè il governo, ha detto il presidente del Consiglio, «non ha nessun potere per mettere fine al mandato del governatore». I due schieramenti, intanto, per il momento evitano colpi bassi. Anche se qualcuno comincia a fare nomi e cognomi. Secondo il prodiano Franco Monaco, nella vicenda Fiorani c'è il possibile coinvolgimento di Luigi Grillo di Forza Italia e Ivo Tarolli dell'Udc, indicati come i due «portavoce» informali di Fazio in Parlamento. E così torna a farsi sentire il pressing su Fazio: Francesco Rutelli dice che il governatore «deve delle spiegazioni» sul fatto di aver difeso come legittime le operazioni di Fiorani, mentre Antonio Di Pietro rilancia la richiesta che tutti i parlamentari dell'Unione sottoscrivano un ordine del giorno che impegni il governo ad ottenere le dimissioni del governatore. A queste richieste, una risposta indiretta arriva dal senatore Grillo, convinto che Fazio abbia la «coscienza serena», e che quindi non si dovrebbe dimettere. Ma anche un esponente leghista come Francesco Speroni, sia pure a titolo personale, chiede che Fazio se ne vada. Speroni però, tiene soprattutto a precisare che, nonostante le voci contrarie, il suo partito non è legato a Fiorani. In questo clima di incertezza, la richiesta dei Ds, come dice Vannino Chiti, è che la magistratura chiarisca tutto in modo «rapido e trasparente», perchè il paese ha bisogno di regole certe e legalità. Concetti ribaditi in serata da Piero Fassino anche sulla vicenda Unipol. Su Antonveneta la giustizia, dice il capo della Quercia, faccia il suo corso «rapidamente» e, per quanto riguarda Unipol-Bnl «se la magistratura ha elementi, indaghi». Fassino non intende farsi tirare personalmente dentro nelle inchieste, per la telefonata tra lui e Consorte intercettata dai magistrati: «Tanto per essere chiari, io non sono compagno di merende di nessuno». Un giudizio preoccupato viene da Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita alla Camera, che vede il pericolo degli anni '90, quando la magistratura dovette «supplire alla latitanza della politica». Il clima degli anni '90 viene rievocato implicitamente anche da Bobo Craxi che si chiede, quasi riecheggiando questioni poste allora da suo padre Bettino, se lo scandalo non riguardi «un sistema più vasto di potere e di affari». Mentre l'ex pm di Mani Pulite e leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è convinto che «in questi anni non si è fatta nessuna attività per allontanare dalla politica chi aveva commesso reati» Il centrosinistra è comunque molto preoccupato per i riflessi che la vicenda potrebbe avere sulla campagna elettorale. Un timore che sarebbe emerso anche nel colloquio a tre di ieri pomeriggio tra Prodi, Rutelli e Fassino per affrontare i nodi che riguardano la presentazione delle liste del centrosinistra per le politiche del 2006. Tutti negano che durante la riunione si sia parlato del fatto del giorno e cioè dell'arresto di Fiorani e del caso Bpi. Ma non è da escludere che ben più di un accenno alla questione sia stato comunque fatto.