di GIOVANNI LOMBARDO L'ITALIA rischia di restare senza gas.
«Il sistema di approvvigionamento del gas è già andato in crisi lo scorso inverno - ha detto Conti - quando abbiamo dovuto far ricorso alle riserve strategiche, e non è escluso che il fenomeno possa ripetersi con il rischio di un black-out del gas». Il numero uno del gruppo energetico individua quindi la soluzione per diminuire il costo e il rischio delle importazioni: «Va supportato il mercato del gas naturale liquefatto con la costruzione di più gassificatori in Italia. Enel è impegnata in questa direzione». La realizzazione di nuovi rigassificatori «che riducano la nostra dipendenza da pochi paesi e pochi fornitori», ha continuato Conti, è peraltro necessaria per riallineare i prezzi dell'energia italiani con quelli europei. Un obiettivo raggiungibile solo completando «il grande progetto di trasformazione infrastrutturale in corso nel nostro paese» che comprende oltre ai rigassificatori anche la «conversione del parco termoelettrico». Antitrust in allarme. Anche il presidente dell'Authority per la concorrenza Antonio Catricalà riconosce l'urgenza di costruire i rigassificatori, che sono «un'esigenza maggiore rispetto alla Tav e ai termovalorizzatori». Ma non crede ci sia un rischio black-out nel gas, anche se nel settore «c'è un problema di eccesso di concentrazione monopolistica da parte dei nostri fornitori». Catricalà ha infatti ricordato che per le forniture di gas «dipendiamo per oltre il 75% da due o tre paesi: se si mettessero d'accordo potrebbero spegnere l'Italia». Fine anno positivo. Il 2005 «sarà un buon anno» per Enel, ha detto Conti, che ha sottolineato però come la norma sulla poison pill, prevista in Finanziaria, abbia già pesato e peserà ancora sulle azioni Enel. Ma «i fondamentali sono buoni e ciò è sufficiente per mantenere un buon supporto» al titolo che ieri ha chiuso 6,79 euro (-0,07%). Negli ultimi anni, ha ricordato Conti, Enel ha subito un «drastico ridimensionamento» che ha aperto le porte al processo di liberalizzazione. «La riduzione della presenza di Enel - ha detto l'ad - ha coinciso con l'ingresso nel nostro mercato di grandi produttori europei: Edf, Endesa, Electrabel. Imprese che hanno potuto difendere, se non accrescere, la propria dimensione all'interno dei rispettivi confini, mentre Enel ha dovuto cedere 15 mila megawatt per adempiere al decreto di riforma del settore». Il gruppo italiano invece sta incontrando «difficoltà di sistema ad espandersi in Spagna e ad entrare in Francia».