Adesso i Pm vogliono il tesoretto di Fiorani
E in 58 pagine fitte di cifre, transazioni milionarie e conti occulti, oltre a Fiorani e i suoi collaboratori già arrestati, vengono tirati in ballo molti altri nomi: Ricucci, Consorte, Gnutti, Coppola e numerosi altri personaggi minori. Tutti protagonisti di un vortice di operazioni finanziarie che lasciava nelle tasche degli arrestati consistenti somme di denaro. Tanto che il giudice non riesce a quantificarne l'entità, ma ipotizza solo per Fiorani una disponibilità di 70 milioni di euro, depositati su conti a Singapore e in altri paradisi fiscali. Un "tesoretto" sul quale le indagini non sono ancora concluse. Ieri sono state eseguite 37 perquisizioni, tra cui quelle dell'ex presidente Bipielle, Benevento, e degli immobiliaristi Zunino e Coppola. Nel mirino dei magistrati Fusco e Perrotti, coordinati dal procuratore aggiunto Greco, non c'è solo la scalata all'Antonventa, l'operazione da cui è partita l'indagine, ma la conquista della Banca Popolare di Crema, rilevata dall'ex Lodi nel 2003, l'acquisto della Banca Adamas (istituto della famiglia Bassani), il trading immobiliare Mizar (ai danni delle Casse del Tirreno), la speculazione sull'Opa lanciata da Barilla sulla tedesca Kamps, la disponibilità delle ville dello stesso Fiorani a Cap Martin (in Francia) e a Cala di Volpe, in Sardegna. Operazioni vorticose, portate a termine - sostiene il giudice nell'ordinanza cautelare - grazie a una rete di complicità e a protezioni politiche e istituzionali. Nel provvedimento restrittivo si fa riferimento a banchieri e uomini politici, quest'ultimi coperti da omissis, tra i quali spicca in più occasioni il nome del numero uno dell'Unipol, Giovanni Consorte, che secondo lo stesso Fiorani «partecipò alla scalata Antonveneta». La compagnia, in serata, ha smentito questa ricostruzione e ha precisato che tutte le operazioni contestate, a partire proprio dalle partecipazioni acquisite in Antonveneta e in E-archimede (gruppo Gnutti) si sono svolte secondo le regole del mercato. Ma tra i beneficiari delle numerose operazioni saltano fuori anche due nomi nuovi: quello del fratello di Fabrizio Palenzona (attuale vice presidente di Unicredit) e della signora Manienzo, moglie del componente della Commissione parlamentare per le Riforme istituzionali, indicato da una delle numerose gole profonde ascoltate dai giudici, come uno dei politici finanziati illecitamente dalla Bpl. Politici, scrive la Forleo «non potevano essere inconsapevoli di quello che avveniva nell'itituto, né potevano aver agito nella vicenda Antonveneta per tutelare tout court l'italianità del sistema bancario», mentre invece dovevano «a tutti i costi proteggere chi solo dall'italianità del sistema bancario avrebbe potuto continuare a fruire di ingenti e illeciti profitti». Un atto d'accusa che mette Fiorani al centro dei numerosi illeciti. Ieri, l'ex ad della banca, che si trova nel centro clinico del carcere di san Vittore (non per motivi di salute ma per tenerlo separato dagli altri co-indagati) ha più volte detto ai responsabili del carcere e ad un politico andato a trovarlo di non avere bisogno di nulla, nè di libri, giornali od altro. «Sto cercando di farmi una ragione di quanto sta succedendo, ora voglio solo pensare», ha aggiunto il banchiere, apparso a chi lo ha visto nelle ultime ore piuttosto provato. In cella è con un ragazzo che, ha raccontato lo stesso Fiorani, «mi sta aiutando molto, mi spiega come vanno le cose qui dentro». Ieri, intanto, la Borsa ha reagito nervosamente agli arresti nella banca lodigiana, e il titolo della Banca Popolare Italiana (cioè l'ex Lodi) ha fatto un tonfo del 4,36% a 6,93 euro fra scambi intensi e pari a più del 2% del capitale. Ma la svolta presa dall'inchiesta milanese ha investito anche l'altro fronte, ancora aperto, della battaglia per la conquista di Bnl, che vede in campo Unipol. E la compagnia guidata da Giovanni Consorte ha lasciato sul terreno a fine seduta il 2,68% a 2,21 euro in un mercato che - incuran