Negli Usa aumenta ancora il costo del denaro

La novità che emerge dalla riunione del Federal Open Market Committee è proprio questa: il termine «accomodative», sempre utilizzato per accompagnare la stretta monetaria, sparisce dal tradizionale comunicato finale al termine del board. La modifica di linguaggio è più che sufficiente per alimentare i mercati azionari, con gli indici di Borsa in accelerazione, e delle valute, con il dollaro in calo verso l'euro. Le attese, a questo punto, sono tutte rivolte al breve-medio periodo, in vista della fine della lunga serie del rialzo dei tassi, avviata a giugno 2004 e mai interrotta. Il braccio operativo della Fed, sottolinea invece che «alcune ulteriori e contenute strette potrebbero probabilmente essere necessarie» per conservare in equilibrio la crescita economica sostenibile (con attenzione all'occupazione) e la stabilità dei prezzi, cioè i cardini della politica monetaria della Fed. Nel comunicato finale, tuttavia, i banchieri centrali - che hanno varato il provvedimento all'unanimità - evidenziano che «nonostante gli elevati prezzi energetici e l'impatto degli uragani, l'espansione dell'attività economica appare su posizioni solide». Se da un lato l'inflazione "core", quella al netto delle componenti petrolio e alimentari - è rimasta relativamente contenuta, dall'altro le aspettative di inflazione di lungo periodo «restano moderate». La riunione del board della Fed è stata l'ultima del 2005, nonchè la penultima per il presidente Alan Greenspan, che passerà il testimone a Ben Bernanke dopo il Fomc del 31 gennaio 2006, quello del commiato per il banchiere centrale che ha retto la guida della Federal Reserve negli ultimi 18 anni. La stretta di ieri, che riporta il differenziale con l'Eurozona al 2%, allunga la serie rialzista superando in durata quella registrata nel periodo 1994-95. Ulteriori aggiustamenti, tuttavia, potrebbero aversi ancora fino a un livello che secondo gli analisti potrebbe attestarsi al 4,5-4,75%.