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Unipol di Consorte resta in bilico tra l'asse Procure-editoria e le rese dei conti nella Sinistra

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Ambienti vicini alla compagnia assicurano che nonostante le pressioni di procure e carta stampata, l'ad della società Giovanni Consorte è ancora fiducioso sul via libera delle autorità di vigilanza. L'operazione, pur entrata nel tritacarne dell'asse magistrati-grande editoria, sarebbe stata gestita rispettando tutte le regole e dunque avrebbe le carte in regola per andare avanti. Ma a questo punto la battaglia sembra più politica che giudiziaria e finanziaria. Il fallimento dell'operazione, per non parlare di un'uscita di scena dei vertici Unipol sull'onda di un inasprimento dell'azione delle Procure, porterebbe a una resa dei conti ai piani alti della "finanza rossa" e nell'intero centrosinistra. L'atto d'accusa di questo processo l'ha fornito Giuliano Ferrara, in un editoriale apparso sul Foglio due giorni fa, mettendo in parallelo il caso Unipol e Tangentopoli, le cooperative rosse e i socialisti, D'Alema e Craxi. Accostamenti indigesti per quella parte dell'Unione e, soprattutto, per l'ala dei Ds che ha preso le distanze dalla scalata Unipol sin dal primo momento, lasciando Bersani, Fassino, D'Alema e pochi altri a difendere il diritto delle cooperative ad entrare nei salotti buoni della finanza così come ogni altro soggetto economico. Tutti argomenti che poco hanno a che fare con le logiche dei mercati finanziari, ma che in Italia sembrano esser ancora determinanti per il successo di una scalata societaria. Il risultato? All'estero si dice sempre più spesso che investire in Italia è pericoloso, perchè c'è poca certezza nelle regole finanziarie. E se è vero che Affari e politica sono un mix pericoloso, mischiare regole incerte, Borsa e politica è disatroso.

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