Una carta d'identità per le importazioni Ue

Sarà questo l'effetto dell'approvazione a livello comunitario del regolamento che impone l'apposizione del marchio d'origine obbligatorio. Una proposta che sarà approvata tra domani e dopodomani dai ministri europei, e annunciata al vertice della Wto, l'organizzazione del commercio mondiale che si sta per aprire a Hong Kong. Il via alla procedura scritta per la decisione comunitaria (una sorta di corsia preferenziale per le leggi europee) è stato dato nei giorni scorsi e le norme saranno efficaci a partire dai primi mesi del 2006. Il bollino blu che indica il paese in cui un bene è stato effettivamente prodotto arriva dopo un lungo lavoro diplomatico del governo italiano sui partner europei, e in particolare del viceministro delle attività produttive con delega al commercio estero, Adolfo Urso che a Il Tempo spiega come le opposizioni dei paesi del Nord Europa al provvedimento siano state durissime. «Molte nazioni come la Germania e l'Inghilterra ormai producono una gran parte dei loro beni all'estero. E il marchio d'origine obbligatorio li avrebbe spiazzati, perché il consumatore avrebbe conosciuto l'esatta provenienza dei beni con ripercussioni sugli acquisti e sui prezzi" spiega Urso. Il compromesso è stato dunque trovato solo su una serie di articoli, proprio quelli che interessano le aziende italiane. «Si tratta del tessile e delle calzature, dell'arredo, dei prodotti di illuminotecnica, delle lavorazioni del cuoio, oreficeria, piastrelle ceramiche e gomme» aggiunge il viceministro delle attività produttive. Che ha un solo cruccio, quello per cui non è passato lo stesso principio per l'occhialeria, un cavallo di battaglia del made in Italy, per l'opposizione della Germania che conta nelle sue file i grandi commercianti del settore nonostante che gli occhiali siano prodotti in larga parte da imprese italiane. Secondo Urso l'introduzione della carta d'identità per le merci in ingresso, peraltro già applicata da molti altri paesi industrializzati come gli Usa, il Canada, il Giappone e la stessa Cina, consentirà di portare una ventata di trasparenza nelle relazioni economiche.