Sangalli (Cna): strategia contro le piccole imprese
Prima i tempi lunghissimi per le autorizzazioni, adesso i grandi giornali che interpretano a senso unico un'indagine dei magistrati: ma guardiamo le cose con realismo, qui c'è una manovra per bloccare l'ingresso della piccola impresa nei grandi giochi della finanza». Il segretario della Cna, una delle maggiori organizzazioni dell'artigianato e della piccola impresa, Gian Carlo Sangalli, non si lascia impressionare dai titoli a tutta pagina e dal clima di sospetto costruito attorno alla compagnia bolognese. E spiega qual è la posta in gioco nell'operazione Bnl. Fin'ora le piccole imprese hanno guardato con favore l'assalto della loro Unipol alla banca romana. Dopo le tegole cadute sulla compagnia, siete delusi? «No. Semmai abbiamo verificato che in questo Paese chi non fa parte dei "salotti buoni" non può entrare in certi giri. Soprattutto se a chiedere spazio è il mondo dell'impresa che cresce dal basso. Un mondo che produce e crea ricchezza; niente a che vedere con l'economia assistita e fallimentare di chi controlla una stampa in certi casi più giustizialista degli stessi tribunali». Cos'è, la tesi del complotto? Nessuna tesi, io parlo di evidenze. In Italia gran parte della ricchezza e il 60% dell'occupazione è prodotta dalle piccole imprese. Un mondo che la grande economia e i santuari del credito hanno sempre ignorato. Ma adesso che c'è una concreta possibilità di entrare nei grandi giochi della finanza, l'Unipol - che è espressione di queste piccole aziende - diventa il bersaglio dei giornali della grande industria, a partire da Corriere e Sole 24 Ore. E con cosa? Storie vecchie di anni fatte apparire come recenti, accostamenti pretestuosi con "furbetti del quartierino" e altre vicende che non hanno nulla a che vedere con l'Opa sulla Bnl. Ma guardiamo in faccia la realtà: i salotti buoni dell'economia non hanno capito che i protagonisti dello sviluppo in questo Paese sono le piccole imprese. O, se l'hanno capito, temono il confronto». Intanto la scalata Unipol rischia... Certo, qui tra poco chiederanno pure l'analisi del sangue di Consorte e degli altri manager. Ma si è mai visto un percorso autorizzativo così lungo e approfondito? Eppure i permessi per far partire l'operazione tardano ancora, mentre monta l'assalto mediatico. L'auspicio è che le autorità di vigilaza facciano fino in fondo il loro mestiere, senza farsi condizionare da una grancassa mossa ad arte. E se la compagnia ha le prerogative per comprare la Bnl, la possa comprare. E se poi l'operazione non si farà, si farà altro. Nessun dubbio su Consorte? No. Fino a prova contraria, la fiducia della piccola impresa nei manager Unipol è piena. g.p.