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Bnl, Unipol non cede a salotti buoni e Pm

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L'ad Consorte conferma la strategia: indagini e attacchi sui giornali non fermeranno l'Opa

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Ieri Consorte ha confermato ai più stretti collaboratori che l'operazione andrà avanti e ha confidato di attendere già mercoledì prossimo il via libera di Bankitalia per lanciare l'Opa sulla banca romana. Al termine di una giornata di lavoro, inoltre, è stata pressoché completata l'integrazione al prospetto Consob necessaria per portare a termine l'offerta d'acquisto. I manager, dunque, sono certi di potersi difendere da qualunque eventuale addebito dei magistrati. Né sembrano temere un colpo di coda da parte del Bbva, l'istituto di credito basco che potrebbe tornare in gioco nel caso di fallimento della scalata. «Un nuovo interesse degli spagnoli? Non ci risulta», dicono dalla società, confermando invece una totale serenità di fronte alle inchieste in corso. Tutte le operazioni svolte da Unipol nell'operazione Bnl - ha detto Consorte - sono state eseguite secondo le regole della Borsa. Nessun concerto illecito, quindi, con altri gruppi finanziari, così come non ci sarebbe nessuna irregolarità nelle operazioni di trading e finanziarie svolte a titolo personale dal numero uno della compagnia e dal suo vice, Ivano Sacchetti. Dagli uffici di via Stalingrado traspare però una crescente impazienza per le autorizzazioni delle autorità di vigilanza. Un percorso iniziato da diversi mesi, e che ha comportato indagini estremamente approfondite da parte di tutti i soggetti chiamati in causa. Prima la Consob, che ha costretto l'Unipol a integrare più volte il prospetto, poi l'Isvap, che ha utilizzato tutto il tempo disponibile per pronunciarsi, 45 giorni, ripassando al setaccio gli indici di sotenibilità dell'operzione. Adesso la parola è alla Banca d'Italia, dove a quanto risulta non sarebbe emerso fin ora nessun rilievo, persino da quesgli uffici della vigilanza che invece avevano giudicato più severamente l'Opa lanciata dalla Banca Popolare Italiana sull'Antonveneta. Ad allarmare Consorte è in particolare il clima di sospetto costruito da alcuni giornali attorno ai manager e all'intera compagnia di bancassurance emiliana. «Tutte congetture, in molti casi evidentemente forzate e fantasiose», tagliano corto a Bologna, dove sembrano così certi del fatto loro da escludere nuove azioni clamorose della magistratura, come un possibile sequestro delle azioni. «Chi ci accusa senza poter provare alcunché - ha detto più volte Consorte ai collaboratori chiusi a lavorare con lui negli uffici di Bologna - dovrà rispondere davanti ai soci Unipol e al mercato». Ma accanto al procedimento giudiziario, a far stare sulla graticola i vertici della società è lo scorrere del tempo. Per lanciare l'operazione, Unipol ha dovuto fare una consistente provvista di risorse finanziari, e su queste stanno correndo gli interessi. Un fiume di denaro rimasto fin adesso inutilizzato tra lentezze burocratiche, pressioni giornalistiche e indagini giudiziarie mosse dalle denunce degli stessi gruppi scalati in Bnl.

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