Caprotti vende, grande distribuzione addio
La britannica Tesco prenota l'Esselunga, l'ultima catena di supermercati tutta Made in Italy
Dopo un lungo tira e molla, soprattutto con i figli, il fondatore e presidente della catena commerciale Esselunga, Bernardo Caprotti, avrebbe deciso di gettare la spugna. A ottanta anni e in pessimi rapporti con gli eredi Giuseppe, Violetta e Marina, l'imprenditore avrebbe già trovato l'accordo con l'inglese Tesco (società quotata alla City), che sarebbe stata affiancata da alcuni soggetti finanziari, probabilmente fondi di private equity o banche d'investimento. L'intenzione di Caprotti di passare la mano era nota da tempo. Ma sulla cessione dell'azienda non si era mai riusciti a chiudere. Tanto che il maggiore pretendente, il gigante americano Wal Mart, pur interessato ad entrare in forze nel mercato italiano, aveva dovuto fare più volte marcia indietro. Adesso la svolta, come riferiscono fonti vicine alla società, con la scelta caduta su Tesco, che ha un modello organizzativo e una impostazione dei punti vendita molto più vicini a quelli di Esselunga. Se i rumors fossero confermati, un altro pezzo della grande distribuzione italiana avrebbe preso la via dell'estero, e segnatamente dell'Inghilterra, dopo gli anni delle grandi acquisizioni francesi operate da Carrefour e Auchan. Nonostante questi ultimi marchi abbiano affidato a società controllate italiane la gestione dei sueprmercati, Esselunga resta il gruppo interamente nazionale più consistente per volume d'affari e numero dei punti vendita. Sul prezzo dell'operazione che avrebbe portato alla cessione per il momento non c'è nessuna indiscrezione. Ma ad essere venduto potrebbe essere solo il marchio e l'organizzazione commerciale (124 tra supermercati e magazzini con 4,2 miliardi di ricavi, 439 milioni di patrimonio e 200 milioni di utili)mentre i fabbricati, scorporati qualche tempo fa, dovrebbero essere rimasti in mano alla famiglia del fondatore. In totale, l'asset immobiliare della holding conterebbe un patrimonio valutato in 497 milioni e un valore di mercato superiore al doppio di questa cifra, visto che tutti i punti vendita sono interamente di proprietà della famiglia Caprotti.