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Il G7 assicura, l'economia si sta rafforzando

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Caro petrolio e inflazione non frenano il rilancio. Ma il commercio internazionale resta un'incognita

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Sul fronte dei cambi, comunque, per garantire la stabilità e il funzionamento dell'economia globale la Cina dovrà impegnarsi ulteriormente a rendere lo yuan più flessibile. Ma quello che nell'immediato sembra preoccupare in modo particolare i sette grandi del mondo è la difficile piega che stanno prendendo i negoziati sul commercio internazionale. Così, a pochi giorni dalla riunione della Wto a Hong Kong, cartina di tornasole sull'attuale stallo in cui versa l'organizzazione mondiale del commercio, ministri finanziari e governatori del G7 hanno dedicato parte dei loro lavori nel weekend a Londra a cercare di appianare le divergenze che vedono da una parte le reticenze di Stati Uniti ed Europa a fare concessioni in materia di agricoltura e dall'altra quelle del resto del mondo ad aprire i mercati dei prodotti e dei servizi. Ma se l'obiettivo della presidenza inglese e degli Usa era proprio quello di uscire già da questo G7 con una sorta di accordo, l'esito di questa due giorni non sembra ancora fornire una garanzia certa che il vertice di Hong Kong del 13-18 dicembre non fallisca, come paventato da molti. «Un esito ambizioso del Doha Round entro la fine del 2006 - ammonisce il comunicato finale del G7 - è essenziale per agganciare la crescita globale e ridurre la povertà». Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha detto, al termine dei lavori, che ci sono stati passi avanti in tema di commercio, ma i responsabili dei Paesi emergenti non sono sembrati soddisfatti. Il ministro delle finanze brasiliano, Antonio Palocci, invitato assieme a India e Cina a un incontro collaterale con i G7, si è detto disposto a venire incontro alle richieste degli occidentali, ma non ha mancato di rilevare che «per ora le loro concessioni in agricoltura sono insufficienti». Più confortanti, invece, i messaggi dei grandi sull'economia: «la crescita globale rimane e dovrebbe continuare ad essere solida, nonostante il rallentamento dovuto alla volatilità e al livello alto dei prezzi del petrolio». I rischi, d'altra parte, vengono dall'aumento degli atteggiamenti protezionistici, dal possibile rafforzamento delle pressioni inflazionistiche e dall'ampliamento degli squilibri globali che necessitano «uno sforzo più vigoroso» da parte di tutti per essere superati. Il numero uno del Fmi, Rodrigo de Rato, intanto, ha annunciato che si prepara a rivedere al rialzo le stime di crescita per il 2006. Nessun confronto particolare, invece, sui tassi europei: Trichet ha fatto sapere infatti di aver spiegato la sua decisione dei giorni scorsi e nessun ministro ha posto questioni su questo tema. Quanto ai cambi, il G7 ha ribadito che un'eccessiva volatilità non è auspicabile.

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