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Alitalia, adesso la compagnia è privata

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L'aumento di capitale sottoscritto al 99,4%. Con il Tesoro al 49% Bruxelles non fermerà il salvataggio

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La ricapitalizzazione da un miliardo è andata quasi interamente in porto e da adesso comincia a tutti gli effetti l'era dell'Alitalia privatizzata. L'aumento di capitale che sembrava aver terrorizzato i mercati, si è chiuso invece con la sottoscrizione del 99,4% dell'offerta. Un risultato, ha sottolineato la compagnia, non solo «pienamente in linea con le attese del management, ma che costituisce un'importante segnale di fiducia nell'Alitalia e nella validità del suo piano industriale». Resta dunque un inoptato irrilevante che a questo punto non avrà alcuna difficoltà ad essere venduto in Borsa. E, quel che forse è più importante, è stato rispettato anche il termine di fine anno indicato da Bruxelles per concludere l'operazione. L'azionista Tesoro, sottoscrivendo 489,2 milioni di euro, ha dunque ridotto la propria partecipazione al 49,9% mentre Deutsche Bank, capofila del consorzio di garanzia composto da dieci istituti di credito, si è assunta l'impegno del buon fine dell'operazione per i rimanenti 516,9 milioni coprendo per proprio conto 250 milioni (pari al 55,3%). Sono 100 i milioni garantiti da Banca Intesa (24,2%) mentre i restanti 150 sono stati suddivisi fra Ubm-Unicredit Banca Mobiliare, Societè generale, Lehman Brothers, San Paolo Imi, Nomura, Mcc, Banca Akros, Morgan Stanley e Calyon. All'aumento di capitale ha partecipato anche Air France sottoscrivendo la propria quota per mantenere intatto al 2% lo scambio azionario esistente tra le due compagnie. «Siamo contenti di aver fatto parte della squadra che ha portato quest'operazione sul mercato» ha detto Gaetano Miccichè, responsabile della Divisione corporate di Banca Intesa, ricordando che «sono stati mesi di intenso lavoro ed è per noi motivo di particolare soddisfazione contribuire con impegno al successo di operazioni importanti per il Paese». L'operazione, avviata l'11 novembre scorso, non è stata indolore per il titolo che ha lasciato sul campo il 37,6% sul valore ricalcolato post aumento di capitale. Ieri le azioni della compagnia hanno chiuso a 0,9861 euro (+2,49%). L'aumento di capitale ha visto l'emissione di 1,257 miliardi di azioni ordinarie al prezzo di 0,80 euro attribuite ad azionisti ed obbligazionisti secondo il rapporto 13 nuove azioni ogni 2 azioni possedute e 13 nuove azioni ogni 60 obbligazioni. Unico neo, in una giornata che forse va segnata tra le più importanti di tutta la storia della compagnia, è stata l'ennesima protesta sindacale. Per la messa in linea di un aeromobile B767 privo dei posti di riposo orizzontali, una violazione violazione degli accordi ritenuti «importantissimi» dalle rappresentanze sindacali, i confederali hanno inviato una lettera aperta-denuncia alla Presidenza del Consiglio, sostenendo che non c'è niente che funziona e il management non è in grado di far funzionare l'azienda. Valutazioni che sembrano smentite dal successo dell'aumento di capitale.

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