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Un italiano su due segue un corso

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Uno su due, infatti, negli ultimi 12 mesi ha preso parte a un'attività di aggiornamento. A dirlo è un sondaggio dello Ial Cisl (uno dei maggiori enti no profit di formazione a livello europeo) che sarà illustrato lunedì e martedì prossimo a Roma per i 50 anni della sua fondazione. L'indagine ha rilevato anche come il 58% della popolazione europea tra i 25 e i 64 anni non abbia partecipato ad alcuna attività formativa nell'ultimo anno. A partecipare ai corsi di aggiornamento, infatti, è stato solo il 42% con una percentuale leggermente superiore per gli uomini (43%) rispetto alle donne (41%). «La formazione è diventata arma di aggregazione, volano di sviluppo di intere aree» ha sottolineato l'amministratore delegato dello Ial Cisl, Graziano Trerè presentando ieri l'iniziativa. Il tasso di partecipazione ad attività di formazione permanente - spiega lo Ial - varia significativamente da uno Stato all' altro. Il valore più alto si registra in Austria (89%), seguita da Lussemburgo e Slovenia (entrambi 82%), Danimarca (80%) e Finlandia. A fare meno formazione sono i cittadini di Repubblica ceca (29%), Lituania (28%), Spagna (25%), Grecia (17%) e Ungheria (12%). A fare più spesso formazione, sono mediamente le persone occupate, anche se i senza lavoro mostrano un volume di attività superiore. Nella Ue a 25, infatti, ha partecipato a percorsi informali di apprendimento il 21% degli occupati , contro il 14% dei disoccupati e il 6% della popolazione inattiva. Anche le imprese italiane investono sempre più nella formazione dei dipendenti. Dal 2000 al 2003, la percentuale di aziende che offrono attività formative è aumentata del 3,5%, passando dal 18,9% al 22,4% del totale, dopo aver toccato un picco del 24,7% nel 2002

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