Nuovo Tfr, il nemico della riforma è Baccini
Il ministro della Funzione pubblica esce allo scoperto per bloccare la legge. Maroni: il tempo è scaduto
Mentre il ministro del Welfare, Roberto Maroni, spinge perché venga approvato il decreto, il titolare del dicastero della Funzione pubblica, Mario Baccini, frena chiedendo, dopo una trattativa lunga due anni, una ulteriore pausa di riflessione. Immediata la replica di Maroni: «Forse il ministro Baccini non si è accorto che siamo in pausa di riflessione dal 5 ottobre, cioè da quasi due mesi. Il tempo è scaduto: o la riforma si fa o non si fa. Inutile prendersi in giro». E ha aggiunto: «Se non la si vuole fare, si abbia il coraggio di dire che questa riforma non consente alle assicurazioni di fare quello che vogliono, senza regole, si abbia il coraggio di dirlo una volta per tutte: ognuno si assumerà le sue responsabilità». Con la posizione presa in questi giorni, Baccini ha scoperto le carte e ha fatto capire chiaramente da che parte sta. Già nelle scorse settimane Maroni aveva puntato l'indice contro esponenti del Governo intenzionati a fare da sponda alle richieste della lobby delle assicurazioni che chiedono di eliminare la corsia preferenziale concessa ai fondi di categoria in caso di silenzio assenso da parte dei lavoratori. D'altronde i soldi in gioco sono tanti: la partita sul tfr vale 13 miliardi l'anno. «Il giallo verrà svelato domani (oggi ndr) - ha detto Maroni - Vedremo in Consiglio dei ministri come andrà perché o approva la riforma del Tfr o non la approva. Sembra una banalità, ma non lo è: nel senso che non c'è più tempo per ottenere ulteriori rinvii». Dal canto suo Baccini, ha affermato che se non c'è un accordo, è meglio non votare. «Ci sono dei problemi e se non vengono risolti è meglio evitare contrapposizioni». Per il ministro dell'Udc, «se non ci sono le condizioni per approvare la riforma dobbiamo sforzarci di fare una nuova mediazione. I tempi ci sono per riflettere e la mia è solo una proposta di buonsenso non un diktat». Ma i tempi sono stretti, visto che c'è tempo fino al 4 dicembre per varare il decreto, dopodiché scade la delega. «C'è tutto il tempo necessario per discutere», ha sotolineato Baccini che già martedì era intervenuto nel dibattito affermando di nutrire, personalmente, delle perplessità sulla riforma legate al ruolo delle assicurazioni e alla libertà delle imprese di utilizzare i fondi del Tfr avendone comunque un controllo. Perplessità che il ministro si era riservato di esprimere nel corso del Cdm. Baccini si è detto «preoccupato che la riforma possa penalizzare il mondo produttivo e che ci siano ulteriori aggravi per il bilancio dello Stato». Con il trasferimento del tfr alla previdenza complementare, infatti, le imprese saranno private di un'importante fonte di autofinanziamento. «Il problema sul Tfr è la competitività delle imprese che in un momento difficile devono poter continuare a gestire queste risorse».