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Bonanni, sciopero generale inevitabile

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Sulla manovra il sindacato è stato tagliato fuori. E c'è disagio su pensioni e contratti

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La riforma del Tfr? «Fin quando non passa, il sindacato non abbasserà la guardia». Il rinnovo dei contratti? «Sul pubblico impiego il pallino è in mano al governo. Sui metalmeccanici il sindacato è disposto a concedere più flessibilità, come chiedono le imprese, ma solo in cambio di più tutele e salario». La Cisl che verrà? «Sarà pragmatica come adesso, ma anche più riformatrice e attenta ai cambiamenti nel mondo del lavoro». A ridosso dello sciopero di dopodomani contro la Finanziaria, il segretario confederale della Cisl Raffaele Bonanni spiega a Il Tempo gli obiettivi della nuova protesta. «Fermare il Paese in un momento così difficile per l'economia non ci piace affatto - spiega il leader sindacale - ma in questa manovra ci sono almeno due o tre cose che bisogna assolutamente cambiare». Sul fronte del lavoro questo governo ha chiuso riforme importanti come la legge Biagi e, tra breve, la previdenza integrativa. Il sindacato invece si trova in mano l'arnese di sempre: lo sciopero. Ma davvero non c'era alternativa? «No. Fosse stato possibile, avremmo dato volentieri una risposta diversa. Tremonti però ci ha messo di fronte un piatto pronto da prendere o lasciare, senza nessuna possibilità di discutere. Una Finanziaria che non risponde alle emergenze del Paese, che non stanzia le risorse necessarie per le famiglie, i ceti deboli, il Mezzogiorno, la ricerca di nuova competititività per le imprese. Questo sciopero se lo sono proprio cercato» Ma scendere in piazza non farà piovere dal cielo le risorse necessarie per fare i contratti o aumentare i salari... «Nessuno nega che le risorse sono poche. Se però siamo a questo punto è anche colpa di politiche dei condoni e di moratorie fiscali che il sindacato ha sempre contestato. E a maggior ragione, quel poco che c'è non può andare sprecato». Tra breve comunque dovreste incassare una riforma del Tfr che invece è stata discussa a lungo con le forze sociali. Qui almeno sarete soddisfatti? «Soddisfatti? Diciamo piuttosto che siamo preoccupati. Certo, la riforma della previdenza integrativa era partita con il piede giusto. Nelle ultime settimane però sono emerse pressioni incredibili, soprattutto dal mondo delle assicurazioni, per modificare un provvedimento che non può privare i lavoratori delle massime garanzie sul loro futuro». Intanto ci sono milioni di lavoratori senza contratti. «Le partite più grosse sono quelle del pubblico impiego e dei metalmeccanici. Nel primo caso è lo Stato che deve decidere se essere coerente con quanto si è già stabilito oppure no. Sulle Tute blu, invece, la trattativa è difficile, ma se i lavoratori possono pure dare alle imprese maggiore flessibilità, come chiede il vicepresidente della Confindustria Alberto Bombassei, le aziende devono rispondere offrendo maggiori tutele. Tutele che vanno retribuite e che quindi richiedono un adeguato sforzo finanziario». Bonanni, si dice che lei sarà il prossimo segretario generale della Cisl. Come sarà la Cisl di domani? «Quello che si dice non mi interessa. Io di questi temi preferisco parlare nelle sedi sindacali e non sui giornali. Se penso alla Cisl di domani immagino però un sindacato pragmatico e non demagogico, come è già adesso, nel difendere i lavoratori, ma anche più riformatore e disposto ad affrontare i problemi nuovi con strumenti nuovi».

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