L'Adusbef: prestiti bancari con costi troppo elevati

A denunciarli è l'Adusbef, che di fronte al crescente «sovraindebitamento» delle famiglie italiane accusa governo e sistema creditizio di voler «raschiare il fondo del barile» spingendo i consumatori a un crescente ricorso al credito. Secondo l'associazione, la generazione tra i 35 e i 45 anni, «è stata costretta ad entrare nell'ottica dell'indebitamento», al punto che il ricorso ai prestiti è diventata una strada «ormai obbligata» per molti cittadini. Da cittadini risparmiatori, gli italiani «si stanno così trasformando in debitori». E non, afferma l'Adusbef, «per acquisti superflui o di lusso, ma per scopi primari» come la scuola o la cura. Ne è prova l'impennata del credito al consumo certificata dalla Banca d'Italia: la crescità è stata ininterrotta nel corso degli ultimi anni (+6,6% nel 2002, +9,3% nel 2002, +12,2 nel 2003, +18,1 nel 2004, fino al +15% del primo trimestre del 2005). Particolarmente «in voga», continua l'associazione, sono oggi due forme di credito di cui l'Adusbef però dubita per gli alti tassi di interesse richiesti. La prima è costituita dalle cosiddette carte «revolving», che incorporano la possibilità di sconfinamento. Lo scoperto può essere rimborsato a rate mensili e il tasso applicato varia dal 15 al 20%. Il secondo metodo sono invece i finanziamenti contro la cessione del quinto dello stipendio, allargati oltre ai dipendenti pubblici e privati anche a pensionati e lavoratori a tempo determinato. In questo caso il tasso medio supera il 20%. «Entrambi questi strumenti sono fonte di sospetto e di incertezza - afferma l'Adusbef - poiché danno l'impressione che il sistema creditizio e il governo stiano raschiando il fondo del barile della capacità di credito delle famiglie italiane. Non si agisce su azioni finanziarie concrete miranti a ridare fiducia ai cittadini, ma si pone mano a strumenti per facilitare l'accesso al credito». Ne deriva un «sovraindebitamento» pericoloso, perchè i tassi richiesti, denuncia il presidente Elio Lannutti, sono «veri e propri tassi da usura».