Bce, doccia fredda sul popolo dei mutui
Venerdì il presidente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet ha dichiarato che presto il costo del denaro, attualmente al 2%, subirà un aumento «moderato». Le attese sono per un incremento dello 0,25% che potrebbe scattare già dalla prossima riunione del Consiglio direttivo in programma il primo dicembre a Francoforte. La svolta rialzista, però, potrebbe continuare nei mesi successivi, sulla scia di quanto avvenuto negli Stati Uniti dove la Fed, da giugno 2004 a oggi, ha portato il costo del denaro dall'1 al 4 per cento. Proprio questa spirale potrebbe mettere in grosse difficoltà gli italiani che ogni mese versano la rata del mutuo. Secondo uno studio Nomisma in Italia la finanza legata alla compravendita degli edifici continua a correre. In un anno i mutui sono cresciuti del 20% (i leasing immobiliari del 43%, la borsa del 52% e i fondi immobiliari del 14,5%). Stime elaborate dall'Assofin dimostrano come nei primi mesi di quest'anno il 74% delle famiglie e dei singoli risparmiatori che hanno sottoscritto un prodotto finanziario sulla casa lo ha fatto scegliendo il tasso variabile, cioè la modalità d'investimento esposta alle fluttuazioni del costo del denaro. Cosa cambia. I mutui a tasso variabile sono caratterizzati da rate il cui valore è commisurato al tasso d'interesse della Banca centrale. Le rate sono all'Euribor, che oggi è pari a circa il 2,2%, a cui bisogna sommare un'ulteriore percentuale (spread) che rappresenta il corrispettivo della banca. Uno spread medio si aggira oggi attorno all'1,4% e così un tasso variabile ventennale complessivamente veleggia sul 3,6% contro un tasso fisso che mediamente è del 5,5%. Se l'Euribor aumenta, il tasso variabile lieviterà in modo più che proporzionale, perché anche lo spread potrebbe essere rivisto al rialzo sulla spinta di un più elevato costo del denaro e di un rischio più alto. E a risentire di più di questi effetti saranno coloro che hanno acceso un mutuo variabile da poco tempo. Questo perché le banche adottano una modalità di rimborso del capitale che prevede con le prime rate il pagamento quasi esclusivo degli interessi passivi e di una piccola porzione di capitale. Per il momento, comunque, i mutui a tasso variabile restano più convenienti rispetto a quelli a tasso fisso. Ma se la Bce dovesse alzare i tassi fino a un paio di punti, allora le cose potrebbero cambiare. E allora, se possibile, potrebbe essere conveniente rinegoziare il mutuo. Secondo gli operatori è diversa la situazione sul fronte del credito al consumo che negli ultimi anni ha registrato un vero e proprio boom. Sempre secondo gli ultimi dati Assofin, l'associazione italiana del credito al consumo e immobiliare, il consumatore sceglie le rate principalmente per acquistare l'automobile o la moto (il 44,3% dei prestiti concessi). La restante parte riguarda soprattutto elettrodomestici e arredamento. In questo settore, però, l'aumento del costo del denaro non dovrebbe determinare grandi cambiamenti sul fronte dei tassi che per un'auto si aggirano tra l'8 e il 9,5% e per un elettrodomestico tra il 13 e il 14%. Il contenimento della spinta al rialzo, spiegano gli operatori, sarà determinato dall'alta competizione tra le aziende del settore. Debito pubblico in salvo. L'aumento dei tassi di interesse prospettato dal presidente della Bce avrebbe un effetto limitato sul debito pubblico italiano. Secondo quanto la Banca d'Italia, l'impatto immediato di un aumento dello 0,25% dei tassi si rifletterebbe sul debito per lo 0,1-02% del pil (prodotto interno lordo). Questo considerando che, secondo quanto riportano i volumi di accompagnamento all'ultima Relazione del Governatore Antonio Fazio in occasione delle Considerazioni finali, emerge che i Bot a breve termine sono circa 118.384 milioni di euro, e rappresentano la cifra su cui maggiormente si riflette l'incremento dei tassi.