Riforma del Tfr, è battaglia nel governo
Ad annunciare che il decreto non è all'ordine del giorno della riunione di venerdì è stato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, spiegando che non era questa la decisione presa la settimana scorsa col presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Chiederò spiegazioni al premier, perchè francamente non capisco i motivi di questa nuova decisione». Per Maroni, comunque, «nulla è ancora compromesso». Anche se i tempi - ha ammesso - sono sempre più stretti. Intanto Berlusconi getta acqua sul fuoco e assicura: «Nessun contrasto con la Lega. La riforma andà in consiglio dei ministri la prossima settimana». Ma i sindacati sono sul piede di guerra, giudicando il nuovo rinvio «un fatto gravissimo e irresponsabile». Per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, siamo di fronte a un «tira e molla inammissibile». Braccio di ferro nella cdl. Che la riforma del Tfr slittasse ulteriormente era nell'aria. Già nella riunione del pre-consioglio dei ministri di martedì scorso era emersa l'impossibilità di un'intesa, con la maggioranza ancora divisa sul da farsi. Da una parte c'è Palazzo Chigi, appoggiato da Forza Italia e da parte dell'Udc, che insiste per modificare alcune parti del testo-Maroni, così come chiede l'Ania, l'associazione delle società assicurative. Queste ultime, infatti, non vedono di buon occhio soprattutto la possibilità di favorire i fondi pensione chiusi, quelli contrattuali e di categoria, a discapito delle polizze previdenziali individuali. Dall'altra parte, invece, c'e l'asse Lega-An che difende il lavoro fatto da Maroni. Lavoro basato sull'intesa raggiunta con la gran parte delle forze sociali. Tempi stretti. Il ministro del Welfare insiste quindi sul rischio che la riforma del Tfr non possa partire nei tempi previsti. «Nulla è ancora compromesso - spiega - ma io ho fatto tutto quello che dovevo fare, e ora spetta al Cdm decidere. Ha tempo fino al 4 dicembre. Il tempo c'è. Ma è chiaro che più tempo passa e più difficile è raggiungere l'obiettivo di un'entrata n vigore della riforma per il primo gennaio 2006». L'auspicio del ministro è che la riunione del consiglio dei ministri della prossima settimana sia finalmente quella buona. L'ira dei sindacati. Cgil, Cisl, Uil, commentando il nuovo rinvio, parlano di «fatto gravissimo». «È l'ennesimo atto irresponsabile di queste ultime ore», afferma il numero due dela Uil, Adriano Musi, che parla di «atti che ci preoccupano, perchè sono la dimostrazione che si seguono non gli interessi generali del Paese, ma solo gli interessi di parte e di lobby economiche e finanziarie».