Rischio tracollo per gli autotrasportatori
Come nel caso di quelle per gli investimenti dell'Anas. «Una decisione che mette a rischio la sicurezza sulle strade che ogni anno percorriamo con i nostri mezzi» spiega al Tempo, Maurizio Longo, responsabile nazionale della Cna-Fita, l'organizzazione che rappresenta oltre 42 mila imprese nel trasporto merci e viaggiatori. Ma la critica non risparmia l'esecutivo nemmeno sui fondi stanziati per le grandi infrastrutture. «Piuttosto che le opere faraoniche servirebbero quelle necessarie, che eliminano i colli di bottiglia sulla rete esistente e che consentono, ad esempio, un facile accesso alle autostrade e gli svincoli per uscire dalle città quando si scende da una nave». Questo in generale. Ma alla categoria delle piccole imprese dell'autotrasporto non va giù nemmeno la riforma del settore in fase di decollo con l'arrivo dei decreti attuativi. E il protocollo d'intesa tra le associazioni e il Governo per recuperare i costi aggiuntivi dovuti al caro gasolio. Un documento sul quale la Cna-Fita non metterà la sua sigla confermando il fermo previsto dal 21 al 25 novembre prossimo. «Non esistono le condizioni per sottoscriverlo perchè così com'è non assicura alle aziende le condizioni minime per la sopravvivenza» aggiunge il responsabile Cna-Fita. Che prevede, nel caso non arrivino ulteriori stanziamenti, la chiusura di 15 mila imprese entro il 2005. «Il protocollo è superato perchè fissa le misure di copertura degli extra costi concordate nel 2004. Già allora inadeguate» afferma Longo che aggiunge: «Questo documento, il quinto in 5 anni, è la prova di una miopia politica che si caratterizza per l'insufficiente comprensione dei problemi di sopravvivenza del settore e per l'inadeguatezza della riforma». Ed è questo il punto su cui la Cna-Fita lancia al governo una proposta di modifica. Le nuove norme non consentono, infatti, alle imprese di recuperare costi direttamente sul mercato. Sono, infatti, praticamente nulli i margini di manovra contrattuale a disposizione degli autotrasportatori nei confronti dei committenti. «La via d'uscita potrebbe essere la nostra proposta per riequilibrare lo strapotere della domanda» dice Longo. Che chiede la nascita di un soggetto autorevole al ministero delle infrastrutture per verificare il modo con cui si fanno i controlli sulle strade e sui committenti. Ma anche la previsione della responsabilità oggettiva del committente per alcune infrazioni come il rispetto dei tempi di guida, l'eccesso di velocità e il sovraccarico. Irregolarità per le quali il committente oggi ha solo la responsabilità soggettiva. E infine la previsione di un contratto scritto obbligatorio tra le parti. «Questi elementi unitamente ad altri potrebbero rilanciare il settore rendendo trasparente il mercato e portare maggiore sicurezza sulle strade» conclude Longo.