di FILIPPO CALERI BANCA INTESA chiude un trimestre d'oro.
L'utile netto consolidato registratro tra luglio e settembre è stato, infatti, pari a 645 milioni con un aumento del 29,8% rispetto ai 497 milioni registrati nell'analogo periodo del 2004. I dati sono stati presentati dall'amministratore delegato del gruppo, Corrado Passera, che ha ribadito la volontà di rispettare al distribuzione del monte dividendi stabilito nei piani (1,5 miliardi di euro nel 2005) e l'interesse dell'istituto per l'espansione nell'Europa dell'Est. Il buon risultato dell'attività dei tre mesi in esame ha portato benefici anche ai profitti dell'intero anno. Nei primi nove mesi, infatti, l'utile netto si è portato a quota 1.845 milioni di euro, in crescita del 36,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Un dato, questo, che consente alla banca il raggiungimento degli «obiettivi di utile per azione e di dividendo 2005». L'istituto di credito milanese - secondo una nota - ha archiviato, nei primi tre trimestri dell'anno, un risultato netto «pari a quello dell'intero esercizio 2004» grazie a una «buona performance complessiva con sostenuta crescita dei ricavi e con un miglioramento significativo della redditività e dell' efficienza», tali da mantenere i numeri «in linea con gli obiettivi del piano 2005-2007». Il pieno di profitti consentirà, in altre parole, di onorare l'impegno del pagamento di dividendi cash ai risparmiatori per più di 5 miliardi di euro nel triennio (da 1,5 miliardi di euro del 2005 a oltre 2 miliardi nel 2007). La presentazione dei dati è stata anche l'occasione per delineare anche il futuro programma di espansione di Banca Intesa «interessata a entrare nell'area dell'Est, in particolare in Turchia, Romania e Ucraina ma non a pagare prezzi esosi» ha sostenuto Passera, che ha commentato così il mancato acquisto della romena Bcr: «Riguardo a Bcr abbiamo partecipato alla gara ed eravamo aggressivi ma, a quanto pare, non abbastanza». Il numero uno della banca si è poi detto soddisfatto dei risultati delle tre banche recentemente acquistate nell' Est europeo, il cui «contributo sta diventando significativo a livello di utili». Un dato importante perchè l'istituto rischia di perdere, per le scelte del Governo nella Finanziaria 2006, una parte del business con la cessione delle esattorie alla nuova spa pubblica incaricata della riscossione dei tributi. Passera non è però preccupato: «Se saremo forzati a cedere queste attività l'effetto non sarà significativo. Siamo pronti a cedere o tenere le attività secondo quanto deciderà il Governo».