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di GAETANO PEDULLÀ PARTE con il piede giusto la nuova vita del gruppo Parmalat.

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Decisiva, in particolare, la linea di Capitalia, istituto che ha in mano il 5,3% dell'ex azienda di Tanzi. Al momento del voto i rappresentanti della banca romana hanno lasciato la sala aprendo la strada alla vittoria di Bondi. Al momento della votazione era presente in aula il 16,9104% del capitale, pari a oltre 270 milioni di azioni, e i voti favorevoli sono stati pari al 98%, con appenna l'1% di contrari e altrettanti di astenuti. Il nuovo board. Oltre a Bondi, nel nuovo board entrano Raffaele Picella (presidente del Cda), Piergiorgio Alberti e gli indipendenti Vittorio Mincato, Marco De Benedetti, Andrea Guerra, Carlo Secchi, Massimo Confortini, Marzio Saa, Erder Mingoli e Ferdinando Superti Furga. Per il collegio sindacale sono stati eletti Alessandro Dolcetti, Enzio Bermani, Mario Magenes, Massimo di Perlizzi e Marco Lovati. Sia il Cda che il collegio sindacale rimangano in carica fino all'approvazione del bilancio 2007. La strategia. Forte di questo risultato Bondi ha subito fatto capire che non cambierà la strategia di rilancio dell'azienda. «Il marchio Parmalat è forte», ha detto l'amministratore delegato della compagnia, aggiungendo che «quando è stata presa, Parmalat aveva un margine operativo lordo di 150 milioni, mentre quest'anno invece è stato previsto di chiudere con un margine operativo lordo di circa 300 milioni». Nonostante l'evidente distensione dei rapporti con le banche azioniste - comunque temute fino all'ultimo visto il gran numero di contenziosi (per decine di miliardi di euro) aperti da Bondi - l'ex commissario ieri in assemblea ha chiarito che non c'è stata nessuna preferenza tra i creditori (a partire da quelli parmensi). E soprattutto che i contenziosi restano un'asset da valorizzare. «È azzardato formulare delle previsioni sul loro esito», ha detto Bondi agli azionisti, proponendo di aspettare le decisioni dei magistrati in merito. «Siamo fiduciosi del nostro buon diritto», ha continuato, smorzano le aspettative delle banche che rischiano di trovarsi un nuovo conto da pagare sulla partita di Collecchio. La Borsa plaude. Piazza Affari ha risposto ben all'assemblea. Ieri il titolo ha guadagnato il 4,9%, risalendo a quota 2,47 euro.

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