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di FILIPPO CALERI L'EURO non è più Super.

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Dal massimo storico raggiunto il 30 dicembre scorso (1,3666 dollari), la perdita è stata di oltre il 16%. L'economia troppo debole di Eurolandia e una differenza del costo del denaro doppia tra le due sponde dell'Atlantico sono tra le ragioni principali che spiegano la dèbacle dell'euro. Che può essere letta, però, anche come un beneficio. Il suo ritorno su livelli di quotazione più accettabili può rappresentare un sostegno alla fragile crescita dell' economia dell'Eurozona, attraverso un rafforzamento delle esportazioni di beni e servizi Oltreoceano. Sull'altro piatto della bilancia va messo, però, il fatto che, con l'indebolimento, i prezzi dei beni importate (in particolare quelli energetici) sono destinati a salire per il fatto che il petrolio viene pagato in dollari. Inevitabili, dunqu , i riflessi sull'inflazione. In ogni caso, il 2005 è stato finora contrassegnato dall'andamento discendente dell' euro, dopo che i due anni e mezzo precedenti erano stati contraddistinti da continui rialzi, a partire dal 15 luglio del 2002, quando la valuta unica riguadagnò la parità con il biglietto verde fino al picco alla fine dello scorso anno, di poco sotto 1,37 dollari. Da quel momento è cominciata la flessione, favorita anche da un contesto politico non favorevole, oltre che dall' ampliarsi vistoso del differenziale fra il costo del denaro europeo (fisso al 2%) e quello statunitense (al 4%). Questo ha significato un maggiore appeal presso gli investitori esteri degli asset denominati in dollari, in particolare dei titoli a reddito fisso. Una situazione che ha consentito agli Usa di finanziare agevolmente il deficit dei conti con l'estero. Ai fatti economici si sono aggiunti quelli politici. A far barcollare l'euro (sceso a 1,23 dollari) è intervenuta, innanzitutto, la bocciatura del progetto di Costituzione europea da parte della Francia e dell'Olanda. Mentre la formazione in Germania della Grande Coalizione tra la Cdu di Angela Merkel e i socialdemocratici dell'ex cancelliere Gerhard Schroeder ha depresso ulteriormente la valuta unica, arrivata sotto 1,21. A pesare, poi, negli ultimi giorni la guerriglia urbana che da una settimana e mezzo sta coinvolgendo le periferie francesi. Quanto ai fondamentali dell'economia, la ripresa nel vecchio Continente è sempre debole, mentre quella americana viaggia su ritmi di crescita del prodotto nazionale lordo vicini al 4%. Un altro argomento, questo , a favore di chi punta sul dollaro. Infine non manca la speculazione come quella del guru della finanza statunitense, Warren Buffett, che ha decideso ieri di non cavalcare più la scommessa sul calo del dollaro. E proprio ieri l'euro si è indebolito.

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