Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Tfr, Maroni punta i piedi sulla sua riforma

default_image

Nessun privilegio ai fondi privati. Soddisfatti i sindacati, mentre le assicurazioni fanno ancora muro

  • a
  • a
  • a

Giovedì prossimo infatti - ha spiegato ieri - ripresenterà a Palazzo Chigi lo stesso testo del provvedimento rinviato il mese scorso alle Camere «forte del parere della Commissione lavoro della Camera». Unica novità sarà l'accoglimento della richiesta della Commissione (già presente nel primo parere) di una moratoria nel conferimento del trattamento di fine rapporto per quelle imprese che non hanno i requisiti previsti per l'accesso al credito. La moratoria. I sindacati hanno accolto con soddisfazione la notizia del varo del provvedimento anche se aspettano il testo definitivo per un giudizio e ribadiscono il no alla moratoria perchè - sostengono - creerebbe una discriminazione tra lavoratori di serie A (quelli delle aziende in condizioni migliori che potranno quindi conferire immediatamente il Tfr ai fondi integrativi) e di serie B (quelli delle aziende in maggiore difficoltà a smobilizzare il Tfr che dovrebbero aspettare il periodo di moratoria). «Presento lo stesso testo al Consiglio dei ministri - ha detto ieri il ministro - forte del parere della Commissione lavoro della Camera, salvo l'introduzione della moratoria» per il conferimento del Tfr ai fondi complementari per le imprese che non hanno i requisiti per l'accesso al credito. Il ministro ha sottolineato che a questo punto «non ci sono più obiezioni valide e si è augurato che «prevalga la linea della riforma e non quella degli interessi» difesi dalle assicurazioni private. Ma nel caso di un nuovo stop al decreto, ha avvertito Maroni, le conseguenze saranno rimesse al Consiglio federale della Lega. «Non potrei fare altro - ha detto - che porre la questione sul piano politico chiedendo al Consiglio della Lega se è compatibile questa decisione dell'Esecutivo con la presenza della Lega al Governo. Non intendo fare nulla - ha avvertito - che comprometta il voto sulla devoluzione». Al via a gennaio. Maroni infine ha ribadito che le nuove norme sulla previdenza complementare entreranno in vigore il primo gennaio 2006 e che da quella data partiranno i sei mesi per il silenzio assenso (il periodo in cui il lavoratore decide se lasciare il suo Tfr in azienda o a quale forma di previdenza complementare destinarlo) ma anche il suo no a nuovi interventi sull'età pensionabile. «Il capitolo è chiuso - ha detto - non ci sono altri interventi da fare. La posizione del presidente del Consiglio (che aveva ipotizzato di seguire la proposta tedesca di un aumento dell'età pensionabile a 68 anni, ndr) è personale, anzi personalissima». Un concetto espresso anche dal sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, secondo cui la prossima settimana, in un provvedimento legislativo, sarà presentata una proposta che permetterà una terza scelta in più per il lavoratore: potrà o andare in pensione, o restare e avere il super bonus oppure continuare a lavorare ed avere anche una pensione più elevata». Il testo della riforma del Tfr però non cambierà da quello presentato dal ministro Maroni.

Dai blog