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Parmalat, i fondi blindano il Cda

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Siglato un accordo parasociale. Scontata la nomina di Bondi

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I principali fondi presenti nel gruppo alimentare hanno siglato infatti un patto parasociale sul deposito delle liste e sull'esercizio del diritto di voto L'accordo sull'assemblea è stato siglato il primo novembre, in particolare tra Lehman Brothers International (Europe), Lehman Brothers Bankhause ag, Angelo, Gordon & Co. lp, Cargill Financial Markets plc, D.E. Shaw Laminar Portfolios llc, D.E. Shaw Laminar International inc, DK Distressed Opportunities INternational ltd, Glg Credit Fund, Glg Market Neutral Fund, Harbert Distressed Investment Master Fund ltd e Strategic Value Master Fund ltd. Il patto tra i diversi investitori istituzionali internazionali, secondo quanto è stato reso noto ieri dalla stessa Parmalat, sarà valido sino alla chiusura dell'assemblea. La mossa si inserisce in un quadro che vede alcune lievi aperture reciproche tra Enrico Bondi e le banche, soprattutto italiane. In ballo, va ricordato, ci sono gigantesche cause legali avviate dall'ex commissario. Ma già adesso sembrano intravedersi i primi spiragli per una soluzione onorevole dei contenziosi, tanto che Banca Intesa ha proposto aggregazioni con Granarolo (di cui la banca di Corrado Passera è azionista al 20%). Granarolo era pronta all'Opa dopo il ritiro di Bondi, rientrato invece in pista spinto da fondi e investitori che vedevano crollare il titolo in Borsa. Alla fine, coì, gli istituti di credito non hanno presentato liste che potessero infastidire l'ex commissario nonostante i contenziosi in corso (40-50 miliardi di richieste tra revocatorie e risarcimenti), mentre da parte sua Bondi, nella qualità di vertice della Fondazione dei creditori, ha dichiarato che non utilizzerà in sede di voto le azioni rimaste in pancia alla Fondazione dopo le conversioni azionarie degli ex obbligazionisti.

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