Parmalat, segnali di disgelo tra Bondi e le banche
È quanto riferiscono diverse fonti finanziarie in relazione alle cause legali avviate dall'ex commissario, secondo le quali si «intravvedono spiragli» per soluzioni onorevoli dei contenziosi, tanto che Banca Intesa propone aggregazioni con Granarolo. Questo, mentre al contempo il cda di Parmalat dell'«era di mezzo», da ieri di fatto decaduto, ha licenziato i conti del gruppo. I nove mesi di Collecchio si sono chiusi con un fatturato netto consolidato per 2.810,9 milioni di euro, in crescita del 4,8% rispetto allo stesso periodo 2004. Comunque al 30 settembre la posizione finanziaria netta di gruppo vede un indebitamento di 365 milioni, in miglioramento dai 220,6 di fine giugno, mentre per l'ultimo trimestre l'attesa è per «una tendenza al miglioramento». Insomma, una situazione non male per un gruppo che era al collasso, ed ora è oggetto di diverse attenzioni. Specie da Granarolo (di cui Intesa è azionista al 20%), che era pronta all'Opa dopo il ritiro di Bondi, rientrato invece in pista spinto da fondi e investitori che vedevano crollare il titolo in Borsa. Così, l'ex commissario ha ripreso in mano il pallino e ha varato una lista con dentro Vittorio Mincato, Marco De Benedetti e Andrea Guerra. Una lista di così alto spessore che all' assemblea non vi saranno liste concorrenti. Le ragioni del disgelo con le banche sono quindi evidenti. Gli istituti di credito non hanno presentato liste che potessero infastidire l'ex commissario nonostante i contenziosi in corso» (40-50 miliardi di richieste tra revocatorie e risarcimenti), specifica una fonte bancaria, mentre da parte sua Bondi, nella sua qualità di vertice della Fondazione dei creditori, ha dichiarato che non utilizzerà in sede di voto le azioni rimaste in pancia alla Fondazione dopo le conversioni azionarie degli ex obbligazionisti.