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Stretta sui tassi Usa, ora al 4%

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La Fed alza il costo del denaro dello 0,25% per contrastare l'inflazione

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É il dodicesimo rialzo consecutivo messo in atto dall'autorità monetaria americana. Il saggio ufficiale di sconto è ora al 4% il doppio esatto rispetto a quello di Eurolandia, fissato dalla Bce al 2%, il livello più basso toccato dal costo del denaro dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Con questa mossa la Fed (ancora guidata da Alan Greenspan pronto a cedere il bastone del comando il prossimo febbraio al nuovo governatore Ben Bernanke)ha confermato ancora una volta che la politica monetaria seguirà un rialzo dei tassi di riferimento, ma in maniera «misurata» e dunque senza strappi. La leva monetaria è in ogni caso pronta a essere utilizzata come una clava per combattere il nemico numero uno del governo Usa, e cioè l'inflazione. Che è pronta a rialzare la testa per le pressioni che arrivano sui prezzi dal caro energia. Su questo la Federal Reserve sarà un giudice inflessibile. Anche se nel comunicato seguito alla decisione sul dodicesimo rialzo consecutivo dei tassi, presa peraltro all'unanimità secondo quanto sottolinea la stessa nota, la Banca centrale Usa ha riconosciuto comunque che l'inflazione «core» è risultata «relativamente bassa» secondo gli ultimi riscontri, e che le aspettative sull'inflazione a lungo termine «rimangono contenute». Lo stesso scenario si presenta dall'altra parte dell'Atlantico. Nell'Unione europea, infatti, lo scenario congiunturale è in miglioramento, ma aumentano anche i rischi per l'inflazione. Per questo il rialzo dei tassi di interesse da parte di Eurotower, pur non essendo sul tavolo del prossimo meeting del Consiglio direttivo in programma domani a Francoforte, secondo alcuni analisti potrebbe avvenire già a dicembre o all'inizio dell'anno prossimo. Quanto allo scenario macroeconomico, negli ultimi tempi si sono moltiplicati i segnali di miglioramento della congiuntura. Ma cominciano a pesare sempre di più i rischi legati all'inflazione, dovuti in primo luogo al caro-petrolio. La stima relativa al carovita di ottobre, diffusa venerdì da Eurostat, ha visto un costo della vita al 2,5% mensile (dal 2,6% di settembre), dunque sensibilmente superiore al tetto del 2% fissato da Francoforte. La Bce, ha commentato tuttavia il presidente Trichet, al momento non sta preparando un rialzo dei tassi. Domani non si prevede, quindi, che l'Eurotower segua l'esempio della Fed. Ma i tempi per una stretta monetaria, tuttavia, si avvicinano. E i mercati, danno sempre più credito all'ipotesi che la stretta arrivi già all'inizio di dicembre, momento in cui la Bce renderà note le sue nuove previsioni macroeconomiche.

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