Il Tar fa lo sconto all'Opa di Acqua Marcia
E una "bacchettata" tutt'altro che indolore per la Consob di Lamberto Cardia. La decisione del Tar del Lazio, che ha obbligato la Commissione di vigilanza sulla Borsa a rideterminare il prezzo dell'Opa residuale sul gruppo Acqua Pia Antica Marcia, permetterà alla società di tornare in possesso di tutte le azioni con un esborso più basso. Una decisione attesa da Acqua Marcia, in questi mesi molto impegnata nella realizzazione di nuovi cantieri e grandi iniziative immobiliari. La prima sezione del Tar del Lazio, presieduta da Pasquale De Lise, ha infatti accolto il ricorso con il quale il gruppo guidato da Caltagirone Bellavista ha chiesto l'annullamento della delibera con la quale l'Authority il 28 aprile scorso aveva determinato un prezzo dell'offerta pubblica di acquisto sulle azioni ordinarie dei Acqua Pia Antica Marcia, ritenuto dalla società troppo alto. Adesso si dovrà attendere la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, per la cui redazione i giudici hanno almeno trenta giorni di tempo. La vicenda ha origine subito dopo la conclusione dell'Opa lanciata nell'ottobre del 2004. All'epoca Caltagirone Bellavista - che già possedeva il 67,06 di Acqua Marcia - aveva offerto al mercato 0,33 euro per acquistare tutte le azioni della società, con l'obiettivo dichiarato di operare il delisting, cioè uscire dalle contrattazioni. Alla fine dell'Opa, il gruppo aveva raccolto un ulteriore 11,92%, riducendo la quota flottante sotto l'8,5%. Di qui la possibilità di lanciare un Opa residuale. La Consob però aveva fissato il prezzo su una quota diversa: 0,549 euro per azione per il residuo 7,35% della società. Troppo, secondo il gruppo immobiliare che si era rivolto al Tribunale amministrativo per far sì che fosse rivisitato il prezzo, visto che si discostava in maniera ingiustificata dai valori effettivi. Il 13 luglio scorso i giudici avevano sospeso ogni decisione sul merito del ricorso proposto da Acqua Marcia Holding, ordinando alla Consob di depositare una serie di documenti. L'autorità di cardia aveva obbedito e prodotto numerose carte. Documenti che però non hanno convinto i giudici. La valutazione di questi ultimi ha portato infatti all'accoglimento del ricorso proposto dal gruppo di Caltagirone. Ma nella decisione c'è di più. Oltre alla vicenda in se stessa, la determinazione del Tribunale amministrativo del Lazio apre una pagina tutta da scrivere in materia di competenze sulle imprese quotate. Una volta che il Tar ha sconfessato la Consob, a chi toccherà decidere il prezzo da far pagare a una società in casi analoghi?