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Tfr alla stretta finale, ma è tutti contro tutti

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Il braccio di ferro tra Maroni e le compagnie di assicurazione rischia di far saltare la riforma

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Sul decollo della previdenza integrativa, però, regna ancora molta incertezza e quella che si apre oggi potrebbe rivelarsi una settimana decisiva per sciogliere i nodi rimasti sul tavolo. Il braccio di ferro che contrappone ministro del Welfare, Roberto Maroni, all'Ania, l'associazione nazionale delle industrie assicurative, accusata di essere la responsabile occulta di una modifica al testo di riforma favorevole alle assicurazioni e del rinvio del provvedimento da parte del Cdm, appare lontano dall'essersi concluso. Le acque, però, restano molto agitate anche all'interno della maggioranza. Maroni, incassando l'appoggio di Alleanza nazionale, non ha affatto gradito le critiche del premier, Silvio Berlusconi, e ha avvertito che la Lega potrebbe alzare la guardia su altri provvedimenti. Lo stesso Maroni, tuttavia, ha tenuto a puntualizzare che «non c'è nessuno scontro con Berlusconi. Posso dimostrare, prove alla mano, che tutte le accuse pervenute sono stupidaggini - ha sottolineato il ministro leghista - ci sono solo enormi interessi che vogliono bloccare la riforma da parte di chi non vuole far decollare la previdenza complementare». Contro la forte pressione delle assicurazioni continuano a puntare il dito anche Cgil, Cisl e Uil. Il timore è che alla fine possa essere varato un provvedimento lontano da quell'avviso comune firmato con tutte le altre associazioni imprenditoriali che stabiliva . «Qui si rischia una nuova Cirami», ha commentato tra il serio e l'ironico il segretario confederale della Cisl, Pier Paolo Baretta come a voler paventare un'altra legge ad personam. Una eventualità «ormai evidente» anche per la Cgil viste «le ormai esplicite e forzate pressioni del premier» per una riforma sbilanciata a favore del settore assicurativo, come ha spiegato il segretario confederale Morena Piccinini. Ma, per il sindacato che ha sede in Corso Italia, sulla previdenza complementare si sta giocando anche un'altra partita: «La riforma del Tfr è diventata un terreno di battaglia politica nel centro-destra ed è usata strumentalmente contro il sindacato. Ma noi a questo gioco non ci prestiamo», ha avvertito la Piccinini, che ha messo sul piatto anche la possibile linea che potrebbe essere seguita in caso di una variazione troppo incisiva del provvedimento: «Se non condivideremo il testo daremo precise indicazioni ai lavoratori». L'eventualità che possa essere approvata una riforma senza il consenso sindacale spaventa anche l'Ugl: «Sarebbe un boomerang che non solo danneggerebbe l'operato del governo ma anche il futuro previdenziale di milioni di lavoratori», ha detto Renata Polverini, vicesegretario generale. Anche il mondo delle imprese attende di vedere quale sarà il provvedimento finale sul Tfr. Confindustria, infatti, attende la conferma della deroga per le piccole e medie imprese dell'avvio della riforma. Una moratoria introdotta dalla commissione parlamentare del Senato che secondo i calcoli in mano agli industriali riguarderebbe almeno il 30% delle pmi a cui dare un pò di tempo per far fronte allo smobilizzo del Tfr dei lavoratori. Una misura importante, questa, per viale dell'Astronomia che sembrerebbe pronta, in caso di cancellazione della norma, a puntare i piedi. Il prossimo appuntamento per le parti sociali è fissato per mercoledì prossimo, quando Confindustria, i sindacati e le altre associazioni imprenditoriali saranno ascoltate dalla commissione lavoro di Montecitorio.

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