Tfr, Maroni non cede alle assicurazioni

Ieri l'Ania, in una audizione alla Commissione lavoro della Camera, ha chiesto di rinviare dopo il primo gennaio 2006 l'entrata in vigore della riforma ma il ministro, mentre ha continuato a ribadire il no alle modifiche al testo, ha assicurato che non ci saranno ritardi e che i sei mesi previsti dalla delega per il «silenzio assenso» partiranno all'inizio dell'anno. Sul fronte del Tfr invece il presidente del Consiglio ha abbassato i toni (nessun regalo ai sindacati sul Tfr, aveva detto mercoledì scorso), spiegando che sul Tfr si sta discutendo e affermando di non essere negativo sul fatto che la riforma passerà. Un cambiamento accolto da un «no comment» di Maroni che alla Camera ha sottolineato di essere ottimista sul varo delle nuove norme anche perchè sarebbero state superate le obiezioni di An e dell'Udc. I tempi però restano stretti. Maroni ha sottolineato che il Governo, dopo il nuovo parere delle Camere (che dovrà arrivare al Consiglio dei ministri entro il 5 novembre), ha ancora 30 giorni di tempo per licenziare il decreto. Sul testo c'è ancora battaglia, Maroni difende lo schema messo a punto dal suo ministero tenendo conto della posizione dei 23 firmatari dell'avviso comune sul Tfr (tra i quali Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e Confcomemrcio). «Il testo è quello - ha detto il ministro - attendo fiducioso il parere delle Commissioni. Sono sicuro che nella loro saggezza esprimeranno un parere conforme a quello già dato». Tra le questioni principali resta quella della portabilità del contributo del datore di lavoro anche alle forme di previdenza complementare diverse dai fondi contrattuali, possibilità esclusa dallo schema di decreto del ministro Maroni ma auspicata dall'Ania e dal verbale del Consiglio dei ministri, che ha rinviato il provvedimento alle Camere chiedendo maggiore libertà di scelta per i lavoratori. Si tratta di una percentuale della retribuzione che nelle previsioni contrattuali si aggirà sul 2%, un valore consistente se si considera che il Tfr vale poco più del 7% della retribuzione annua. Maroni ha ribadito che, nel caso la riforma non venga approvata, ci saranno problemi politici. «Essendo una iniziativa del ministro della Lega che penso sia molto utile non a me ma ai giovani - ha sottolineato - una cosa così fermata senza un motivo vero comporta problemi. Non credo che succederà. È troppo importante perchè venga fermata. Abbiamo risolto le questioni con An e con l'Udc, di obiezioni politiche da parte loro non ce ne sono». Infine consumatori e sindacati tornano a accusare le imprese assicurative rispettivamente di «voracità» e di «menzogne indecenti», sottolineando come le assicurazioni «carichino» sulle polizze costi molto elevati rendendole non convenienti per i lavoratori. «Per entrare nel settore della previdenza complementare - ha detto il segretario confederale della Cgil Morena Piccinini - bisognerebbe avere la decenza di rispettarne le regole. Se le assicurazioni hanno gabbato gli iscritti fino ad ora, con prospetti informativi incomprensibili, promesse di rendimento rimangiate dai costi applicati, ora pretendono di continuare a farlo usando i soldi dei lavoratori».