BRUXELLES - La Commissione europea aumenta la pressione sull'Italia e chiede formalmente al Governo di ...
L'iniziativa, annunciata ieri, è stata presa con l'invio di un "parere motivato", che apre cioè la seconda fase della procedura di infrazione dopo le lettere di messa in mora partite nel luglio e nel dicembre del 2004. In assenza di una «risposta chiara da parte delle autorità italiane» a quelle comunicazioni, l'esecutivo Ue ha così deciso di fare un ulteriore passo avanti verso la Corte di giustizia europea. Sarebbe questa, infatti, la prossima mossa di Bruxelles qualora dovesse ritenere «non sufficiente» la risposta italiana, che dovrà arrivare entro due mesi. La Commissione europea ha ricevuto «vari reclami su questo tema», ha spiegato un portavoce sottolineando che il regime italiano «sembra essere contrario alla libertà di commercializzare prodotti assicurativi». Inoltre, ha osservato, le norme possono «scoraggiare» gli assicuratori stranieri dall'entrare nel mercato nazionale. Di conseguenza, questo regime «limita la libertà di fornire servizi nonchè il diritto di stabilimento» previsto dalla legge comunitaria, ha concluso la Commissione. La normativa italiana sull'Rc auto impone a tutte le imprese assicuratrici il cosiddetto «obbligo a contrarre». Tutte le compagnie che esercitano l'assicurazione Rc auto in Italia (quindi anche quelle straniere che vogliono entrare nel mercato) sono obbligate cioè a prevedere tariffe per tutte le tipologie di rischio e devono accettare chiunque faccia richiesta di copertura assicurativa. Una particolarità, questa, tutta italiana che impone alle aziende di prevedere polizze per tutti i cittadini, tutto il territorio, tutte le tipologie di rischio, tutti i tipi di veicoli, senza la possibilità insomma di concentrarsi solo in alcune regioni o di specializzarsi, ad esempio, solo in motorini o tir. Chiedendo una modifica della normativa, giudicata in contrasto con le direttive europee sulla liberalizzazione, la Commissione Ue ha accolto le sollecitazioni di alcune compagnie straniere presenti in Italia. In base all'obbligo a contrarre, le imprese hanno infatti previsto tariffe per tutte le regioni, salendo però con i costi delle polizze in alcune città oltre i limiti giudicati accettabili dall'Isvap. Entrate nel mirino dell'istituto di vigilanza, le compagnie hanno fatto ricorso a Bruxelles. Ma la «solerzia» dell'esecutivo Ue nel difendere gli «esclusivi interessi delle imprese» è stata criticata dalle associazioni dei consumatori. Secondo Interconsumatori, infatti, Bruxelles «sembra essere asservita alle lobby economiche, e di conseguenza lontana anni luce dalle esigenze dei consumatori». Più cauta l'Adiconsum secondo cui, più che abolire l'obbligo a contrarre, è necessario «regolamentarlo».