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Dividendi record a Piazza Affari

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E continua a essere un buon affare anche nel lungo periodo rispetto ai Bot. A rincuorare i risparmiatori italiani, alle prese con i tassi delle obbligazioni statali poco al di sopra dell'inflazione, è il rapporto 2005 di Mediobanca sugli indici e i dati del mercato azionario italiano. Che potrebbe dare ancora di più se non fosse contraddistinto da dimensioni troppo piccole. La capitalizzazione, e cioè il valore complessivo, è infatti aumentato a 581 miliardi ma questo solo grazie all'aumento del valore delle azioni (+25,7% in 18 mesi, +28,5% il settore industriale) e non certo per l'allargamento del listino, visto che il conto tra nuove entrate e uscite è finito in pari. Anche per questo la piazza finanziaria italiana risulta solo la dodicesima nel mondo, superata anche dalla borsa australiana. L'Italia resta indietro sia in termini di capitalizzazione (2% del totale mondiale) sia di incidenza sul pil che è la più bassa tra le principali borse europee dopo la Germania. In più Milano esercita uno scarso appeal sulle aziende che intendono quotarsi: solo la Svizzera ha fatto peggio, tra il 1995 e il 2004, dal punto di vista di società nazionali di nuova quotazione. Il rapporto tra capitalizzazione e patrimonio netto delle società è al 193%, lontano dal 331% del 2000, e quello tra capitalizzazione sul pil (aumentato dal 38 al 43%) è solo ai livelli degli anni del miracolo economico (il massimo era stato toccato nel 2000 al 70%). In più il flottante è basso, con una quota di comando al 46%. Nonostante questo il mercato ha tirato e negli ultimi diciotto mesi sono state due le stelle che hanno brillato in modo particolare senza contare i dividendi: Isagro ed Erg. Per il primo il rendimento di un euro investito il 2 gennaio 2004 è stato pari a 4,25 mentre, per Erg, invece, 3,87. Un buon affare si è rivelato l'acquisto di Snai (2,81) e Marcolin (2,77). Tra i peggiori, invece, i titoli del calcio: As Roma ha messo a segno uno scarno 0,38, più basso ancora la Ss Lazio (0,11). Chi ha puntato sulle azioni ha, però, ha guadagnato non solo con l'aumento di valore ma anche con una pioggia di utili. Le cedole staccate hanno portato nelle casse degli azionisti: 22,69 miliardi (21,7 per il 2003) anche se il pay out medio è sceso dal 65 al 58%. Le remunerazioni complessive più ricche sono arrivate da Enel (4,22 miliardi) ed Eni (3,38 miliardi) che negli ultimi cinque anni hanno distribuito 25,95 miliardi. La cifra sale a 27 miliardi se si comprendono anche Snam rete gas e Terna. La borsa ha distribuito ma ha anche chiesto agli azionisti: nel primo semestre 2005 sono già stati realizzati aumenti di capitale per 4,5 miliardi, cifra superiore del 70% rispetto a quella dell'intero 2004. Piazza Affari nonstante le crisi continua a restare un buon affare rispetto ai titoli al reddito fisso. Negli ultimi 20 anni il rendimento di un portafoglio composto dalle azioni ordinarie delle società quotate a maggior flottante ha superato di 12,5 punti quello dei titoli di stato.

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