ALLARME DI SCARONI

La preoccupazione è stata espressa ieri dal nuovo numero uno dell'Eni, Paolo Scaroni, che ha definito «ottimo» l'accordo raggiunto dal predecessore, ammettendo però che l'intesa potrebbe essere criticata dall'Antitrust. Il contratto permette a Gazprom di vendere direttamente ai clienti finali il 10% circa del gas esportato. Secondo Scaroni l'accordo è il risultato di una lunga negoziazione condotta dall'ex ad Mincato e dal direttore generale della divisione gas dell'Eni, Luciano Sgubini. Ma c'è un punto debole: l'Antitrust potrebbe muovere delle obiezioni e chiedere che sia modificato. La vicenda, che sta dando vita anche ad una polemica politica, parte da una lunga trattativa entrata anche nell'agenda di alcuni incontri bilaterali fra il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi ed il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Il 10 maggio scorso, Gazprom ed Eni avevano prolungato dal 2017 al 2027 i contratti di esportazione dell'azienda russa in Italia mentre Eni concedeva ai russi capacità di trasporto in Italia per poter vendere direttamente ai clienti finali circa il 10% delle loro esportazioni, pari a 2 miliardi di metri cubi di gas all'anno, in Italia. In pratica con l'accordo l'Eni concede una capacità di trasporto di gas sul nostro territorio nazionale ad uno dei suoi fornitori che diventa così anche un suo concorrente, ma soprattutto concede questa capacità di trasporto in un accordo diretto, senza fare alcuna gara. Tre giorni dopo Scaroni diventava presidente di Eni e trova sul tavolo l'accordo già siglato. Ma la segnalazione all'Antitrust dallo stesso manager la dice lunga sulla nuova posizione di Eni rispetto al contratto con Gazprom.