Parmalat, Piazza Affari ci ripensa
Le azioni, dopo l'esordio brillante di giovedì scorso, hanno ceduto il 12,89% chiudendo a 2,63 euro. A motivare il calo le manovre speculative e le operazioni condotte dagli hedge fund e dai cosiddetti fondi avvoltoio che hanno acquistato obbligazioni ripulite messe già in circuito per poche decine di centesimi a marzo e che si sono trovati con in mano un titolo dal valore di 3 euro. A pesare sul crollo del corso azionario anche il comportamento dei grossi operatori come la Merrill Lynch molto attiva ieri nella vendita dei titoli e che si sarebbe addirittura liberta dell'intero pacchetto Parmalat in suo possesso traendonene una plusvalenza. I movimento sulle azioni del gruppo di Collechio ci sono stati anche fuori dal listino: sul mercato dei blocchi sono transitati un milione di pezzi al prezzo di 2,85 euro. Fuori mercato sono poi passati due pacchetti distinti: il primo da 800 mila azioni al prezzo di 2,895 euro, il secondo da 4,5 milioni di azioni a 3,065 euro. Fuori dalle contrattazioni ordinarie sono passati di mano 6,3 milioni di titoli. Il tonfo non ha sorpreso gli operatori. «Non sono stupito - ha affermato uno di loro - è naturale che persone che avevano perso tutto e si siano poi ritrovate con 11 azioni da un euro per ogni 100 perdute, vedendone il valore triplicare abbiano voluto chiudere per sempre questa parentesi della loro vita. Tanto più che l' anima della ricostruzione, Enrico Bondi, se ne va. Mettetevi al loro posto». Sui forti scambi che comunque caratterizzano il titolo «vanno considerate - aggiunge un altro analista - le attenzioni a Parmalat di Granarolo, Lactalis e Nestlè. Sanno che 3 euro Parmalat non li vale, e certo non hanno comprato a mani basse, ma in questi casi se interessa una società si cominciano a mettere in carniere alcune piccole quote. E oggi questo può essere cominciato ad avvenire». Le dichiarazioni da parte dei potenziali compratori, ieri, non sono mancate. «Siamo interessati ma finchè non si saprà chi sono i proprietari non possiamo che essere spettatori», ha detto il numero uno di Granarolo, Luciani Sita. «Il mercato evolve. Si vedrà», ha puntualizzato il presidente di Nestlè, Vincenzo Miceli. Tra le altre causa che giustificano il calo accusato dal titolo qualcuno ha segnalato che l addio di Bondi potrebbe anche segnare una svolta sul tema dell'aggressività nei confronti delle banche verso cui sono state inoltrate revocatorie e azioni di risarcimento, banche peraltro azioniste almeno al 27% tra italiane e straniere. Per molti potrebbero a un certo punto anch'esse cominciare a comprare per arrivare a quel 2% che dà posto in cda, per meglio difendersi sulle cause intentate.