La Banca Popolare Italiana volta pagina con Gronchi
E così ieri il Cda dell'istituto al centro del grande risiko bancario della scorsa estate ha scelto il nuovo direttore generale: Divo Gronchi. Con un curriculum vastissimo, il manager lascia lo stesso incarico nella Banca Popolare di Vicenza, un istituto che negli ultimi anni ha ricevuto sempre maggiore apprezzamento sia dal mercato che dalle autorità di vigilanza, a partire dalla Banca d'Italia. Gronchi dovrà proseguire in un'opera di riassetto dei conti, e voltare pagina dopo l'abbandono del progetto Antonveneta, il cui iter per la cessione della quota da oltre 2 miliardi sta andando avanti. Dopo l'approvazione dell'ultima semestrale, dove l'istituto ha realizzato una decisa stretta sul bilancio, il titolo ha ripreso quota. Una crescita che ha coinvolto anche le obbligazioni della banca. «Il motivo - ha spiegato un analista - è che il consiglio della banca ha avuto il coraggio di mettere mano al bilancio con rigore e, nonostante questo, il Tier1 (uno dei principali coefficienti di solidità) è all'8%, un livello buono». A questo, va aggiunto che «il gruppo ha ora 2,9 miliardi di liquidità che saliranno a 5 dopo la prossima cessione della partecipazione in Antonveneta». Le rettifiche e gli accantonamenti, non ricorrenti, realizzati dall'istituto sono stati pari a complessivi 350 milioni di euro che hanno portato a una perdita di 120 milioni di euro nel semestre. Sono stati chiusi poi i discussi contratti di cessione di quote di minoranza per circa 1 miliardo finiti nel mirino della magistratura milanese. Ma a suggestionare le sale perative sono anche le speculazioni sulle prossime mosse e sul futuro della banca. Alcuni osservatori parlano infatti dell'emissione da parte di Bpi di un possibile dividendo straordinario per restituire la liquidità raccolta fra i soci attraverso l'aumento di capitale da 1,5 miliardi, operazione destinata all'operazione Antonveneta. Tutte sclt che toccheranno al nuovo direttore generale, al quale toccherà dare i segnali di discontinuità con la gestione Fiorani attesi dal mercato. Un'opera di cambiamento che passa anche per la riorganizzazione dell'area finanza e che appare necessaria, spiegano dalle sale operative «per ristabilire la fiducia con il mercato».