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L'attacco alle Fondazioni riapre il risiko bancario

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Emmanuele Emanuele: «Il tetto al diritto di voto è incostituzionale. Tutta questa fretta è sospetta»

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E dopo che il Senato ha congelato al 30 per cento i diritti di voto delle Fondazioni negli istituti di credito, si sente forte l'odore di un nuovo risiko finanziario. Di fatto il parlamento ha offerto al mercato alcune possibili prede: Il Monte dei Paschi di Siena, la Cassa di Firenze e anche Banca Carige. Ma è Rocca Salimbeni il piatto grosso. La cura dimagrante imposta alla Fondazione (che controlla il 49 per cento della banca) rende contendibile l'istituto. E forse c'è già chi sogna un nuovo grande polo del credito, con Monte Paschi e, chissà, magari quella Banca nazionale del Lavoro che oggi si ritrova al suo interno un azionista già di gran peso a Siena: l'Unipol. «Uno scenario che ha poco a che vedere con le nuove funzioni delle Fondazioni. E che comunque è viziato a monte da una norma certamente incostituzionale», spiega a Il Tempo il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma e vice presidente dell'Acri (l'associazione delle Fondazioni bancarie), Emmanuele Emanuele. È chiaro che le fondazioni ancora in maggioranza nelle banche non ci stanno a farsi sfilare il controllo degli istituti. Quale sarà la risposta dell'Acri? «Sterilizzare i diritti di voto di un socio nell'assemblea di una società privata è un provvedimento sbagliato e sicuramente incostituzionale. L'associazione delle Fondazioni lo sta denunciando con chiarezza. Al verificarsi dei casi concreti, saranno però le singole Fondazioni interessate e decidere come impugnare la norma». Dunque ha ragione Guzzetti: non è così che si possono far fuori le Fondazioni dalle banche. Ma lei non era di un avviso diverso? La sua Fondazione ha ridotto all'osso la presenza in Banca di Roma. Un po' come il Senato adesso chiede di fare a tutti... «È vero. La Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ha fatto una scelta netta già da molto tempo, seguita da tante altre Fondazioni che oggi sono più interessate a sostenere lo sviluppo sociale che a muovere l pedine della grande finanza. Ma è proprio per questo che la posizione comune di tutto il mondo delle Fondazioni diventa più credibile. Qui non sono in gioco gli obiettivi più o meno visibili di qualche gruppo finanziario, ma il diritto delle Fondazioni di rappresentare integralmente il loro peso in una società partecipata. E non mi pare possibile scindere la proprietà delle azioni dal conseguente diritto di voto». Ma in qalche modo il nodo della presenza delle Fondazioni nelle banche dovrà essere sciolto. «Giusto. Questo però non è il metodo migliore. Anzi, la legge che stabilisce un tetto del 30 per cento del capitale azionario per il diritto di voto delle Fondazioni bancarie nelle assemblee degli istituti di credito è troppo facilmente contestabile». Intanto è tutto un alzarsi di proteste. Per Bassanini limitare il potere di voto delle Fondazioni è un colpo di mano della maggioranza. Per il vice presidente della Commissione Finanze del Senato Pierluigi Castellani (Dl), il comportamento del governo e della maggioranza è stato malizioso e ha evidenziato un pesante intervento nel risiko bancario del Paese. E potremmo continuare... «Ma è chiaro che l'articolo 7 del disegno di legge sul risparmio ha al suo interno evidenti elementi di incostituzionalità, perchè limita un'autonomia delle Fondazioni che è sancita da una sentenza della Corte Costituzionale.

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