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Sì al concordato. Parmalat torna in Borsa

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Agli obbligazionisti sarà rimborsato tra l'11 e il 100 per cento in azioni della nuova società

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Oltre il 71% degli obbligazionisti ha aderito alla proposta di concordato avanzata dal commissario straordinario Enrico Bondi. Il tribunale di Parma ha così omologato il procedimento che permetterà di risarcire con azioni della nuova Parmalat i risparmiatori che avevano acquistato i bond di Collecchio. La ripresa delle quotazioni è prevista nei prossimi giorni (forse già nella nuova settimana) e il ministro delle attività produttive Claudio Scajola si recherà personalmente a Piazza Affari per l'evento. Parmalat, prima del crac faceva parte delle Blue chip (cioè le azioni più trattate del listino) e il dissesto aveva rischiato di trasformare in carta straccia i titoli in mano a oltre 135 mila tra azionisti e obbligazionisti della società. Adesso una parte di quei risparmi potrà essere recuperata. Il concordato. A favore della proposta Bondi ha votato il 71,3% dei creditori: alla cancelleria del tribunale sono arrivati 52.279 voti espressi attraverso gli intermediari finanziari e 1.793 schede consegnate direttamente al tribunale. I giudici delegati Pasquale Liccardo e Giuseppe Coscioni, d'intesa con il presidente del tribunale di Parma, Stellario Bruno, hanno dunque omologato il concordato. Il primo a telefonare ieri mattina al commissario Bondi per complimentarsi è stato l'ex ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, l'autore della legge che ha permesso di snellire l'iter necessario per salvare l'azienda di Collecchio. Il rimborso sarà accordato agli obbligazionisti di 16 società: Parmalat Spa, Parmalat finanziaria spa, Eurolat spa, Lactis spa, Geslat spa, Parmengineering srl, contal rl, Dairies Holding International Bv, Parmalat Capital Netherlands Bv, Parmalat Finance Corporation Bv, Parmalat Netherlands Bv, Olex Sa, Parmalat Soparfi Sa, Newco srl, Panna Elena cpc srl e Centro Latte Centallo srl. Tutti i risparmiatori coinvolti accederanno a un concambio che varia da un minimo dell'11 a un massimo del 100% dei crediti vantati. Contenzioso record. A pochi giorni dall'apertura del processo al patron del gruppo agroalimentare, Calisto Tanzi, e ad altri 18 manager coinvolti nel più grande caso di default finanziario registrato dalla Borsa italiana, la riammissione di Parmalat in Borsa permette di fare chiarezza anche sul reale valore dell'azienda. A pesare è soprattutto il gigantesco contenzioso aperto da Bondi con le banche italiane ed estere: circa 8 miliardi di revocatorie e 33 miliardi di risarcimento danni. Nel mirino, in particolare, ci sono i maggiori gruppi statunitensi del credito e della revisione contabile: Bank of America, Citigroup, Deloitte e Gran Thornton, la svizzera Ubs e la tedesca Deutsche Bank. Intanto, sul mercato grigio (la piazza finanziaria non ufficiale di londra) al titolo viene assegnato un valore virtuale tra i 2,38 e i 2,45 euro. Nuovi scenari. Adesso si accelera la fase di risanamanto della società. Bondi e i suoi collaboratori hanno già venduto diversi asset e riposizionato il gruppo nel settore agroalimentare. Alleggerita dai giganteschi oneri finanziari, la Parmalat si presenta come un'impresa dal grande potenziale. E c'è già chi vi ha messo gli occhi addosso: Granarolo e la francese Lactalis sarebbero pronte a fare un'offerta.

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