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Banca Intesa prenota Upi Banka

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Nell'Europa dell'Est, e per la precisione nella Bosnia Erzegovina, lontano dai campi di battaglia del risiko bancario italiano. Ieri i vertici dell'istituto milanese hanno firmato un accordo per l'acquisizione della Upi Banka. Un'iniziativa per la quale Corrado Passera, ad di Banca Intesa, ha messo sul piatto un assegno di 46,2 milioni di euro per il 100% del capitale e legato al prezzo per ogni azione fissato in 202 euro. Quanto ai tempi per l'acquisizione, il perfezionamento è previsto per l'inizio del primo trimestre 2006. Il tempo necessario ad avere le relative autorizzazioni e per avviare il lancio dell'Opa. Che sarà, però, preceduta da un acquisto di una quota azionaria pari al 35,03% del capitale. In questa operazione la Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo, uno dei soci della banca di Sarajevo, manterrà integra la sua quota che attualmente è del 19,98%. Solo dopo questo atto Banca Intesa lancerà la sua opa sul 100% del capitale. Un meccanismo contrattuale è stato congegnato per impedire che l'Opa possa fallire. Se, infatti, il gruppo di Passera non arriverà a superare il 50% delle azioni la Bers si è impegnata a vendere quella parte di partecipazione necessaria a consentirle di raggiungere la maggioranza. Una strategia, questa, messa a punto per evitare il ripetersi di quanto accaduto lo scorso agosto dopo un'analoga Opa lanciata per il controllo di un'altra banca bosniaca, la Abs Banka. Allora l'offerta non è andata in porto perché le azioni conferite sono risultate inferiori alla soglia del 50% più un'azione e l'Opa è fallita. Esclusa, dunque, questa volta la possibilità di fare cilecca, Banca Intesa metterà presto le mani sulla quinta banca dell'ex paese jugoslavo. Un istituto che vanta un attivo di 196 milioni di euro, impieghi per 90 milioni, e che con 15 filiali serve 45 mila clienti. Sui piani di espansione, Passeram è intervenuto ieri in un intervista concessa al giornale francese La Tribune, escludendo mire di crescita nei paesi dell'Europa occidentale: «In questo momento. Poichè con l'Italia abbiamo un grande spazio di crescita, e a esso vogliamo dedicarci con la più grande attenzione possibile. L'altro motivo è che il mercato bancario europeo, soprattutto nella banca per i privati, non è ancora unificato. Le possibili sinergie di un'acquisizione transfrontaliera sono ancora piuttosto limitate. Ma staremo con gli occhi aperti nei prossimi anni e, se ci sono opportunità interessanti, le studieremo». Troppi vincoli per ora, dunque. Che sarebbero in parte superabili, per Passera, anche con la creazione di un'autorità di sorveglianza comune: «Oggi abbiamo molti mercati nazionali con regole e supervisori diversi. Dobbiamo arrivare a regole uniformi». Nessun commento sulla vicenda Opa Bnl e Antonveneta. Mentre su Fiat, l'ad ha le idee chiare: «il ruolo di azionisti è evidentemente temporaneo, e non abbiamo alcuna intenzione di immischiarci nella gestione».

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