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Riforma Tfr, industriali e sindacati frenano

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Domani il vertice tra il ministro Maroni e le parti sociali. Ma non c'è ancora certezza sulle risorse

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Ma nonostante le critiche concentriche di Confindustria e sindacati, il titolare del dicastero del Welfare professa ottimismo. «La riforma andrà in porto», ha detto anche ieri Maroni, mentre il suo sottosegretario, Alberto Brambilla, ha polemizzato duramente con i sindacati in vista della convocazione di domani con le parti sociali. Per Cgil, Cisl e Uil, infatti, domani non potrà esserci un confronto: si limiteranno a ritirare il nuovo testo - hanno annunciato - perchè vogliono avere tempo di approfondirlo e, quindi, esprimere la loro valutazione. Le critiche degli industriali. A bocciare il piano è il presidente della Confindustria del Veneto, Andrea Riello, secondo il quale «aumentano i costi e non c'è nessun beneficio per il sistema industriale. La riforma del Tfr - ha osservato - è molto importante, ma così come è stata approcciata non va sicuramente bene a Confindustria». Il presidente dell'associazione degli industriali, Luca di Montezemolo, ha convocato per mercoledì prossimo una riunione straordinaria della giunta di Viale dell'Astronomia per esprimere un giudizo sulla proposta di legge. I sindacati e il nodo delle risorse. Anche per i sindacati la strada non è in discesa. In particolare, esistono problemi sul finanziamento. «Siamo a un passaggio delicato», ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, secondo cui «si tratta di vedere se la parte delle regole è cambiata, come era stato chiesto, e come si compensano le aziende». Per quanto se ne sa adesso, dunque, l'accordo si può fare così come può saltare». Critico anche il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, «mancano alcune certezze su cui il Tesoro deve dare una risposta». Brambilla contro i confederali. Ieri intanto Brambilla ha criticato i sindacati. «C'è un ministro - ha detto - che tiene un incontro: rispetto istituzionale vuole che il signor Epifani si alzi dalla poltrona e ci vada». E ha aggiunto ironizzando: «Se vogliono i commessi li possiamo fare io e il ministro portando il testo ad ogni singola sede sindacale. Abbiamo lavorato tutto agosto senza pausa. Si sta giocando la partita più grossa che in dieci anni loro non sono riusciti a risolvere. C'è qualcosa di allucinante in questo Paese: non credo che se Blair, Zapatero, Schroeder avessero fatto una riforma di questo tipo, i sindacati farebbero così. Probabilmente farebbero ciò che hanno fatto nel '95 e nel 2000, accettando supinamente che Visco prevedesse una norma consentendo alle assicurazioni di andare, con caricamenti del 50, 60, 70%, a depredare i lavoratori». Paroledure, alle quali ha ribattuto in serata la segretaria confederale della Cgil, Morena Piccini: «senza polemica mi sembra una giusta rivendicazione quella di poter leggere le modifiche. Nessuno snobba l'incontro nè ruoli istituzionali. Il resto è gratuito e una provocazione inaaccettabile». Mentre il numero due della Uil, Adriano Musi, ha dato atto a Maroni di «aver profuso molte energie per tentare di arrivare ad un accordo su una materia così complessa. Ma non credo - ha concluso - che altri nè il ministero gli abbiano dato una mano in modo trasparente per difendere fini istituzionali e non di parte».

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