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Antonveneta, cento milioni a Bpi

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L'addio alla banca di Padova frutta all'ex Lodi una ricca plusvalenza

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Dopo aver preso visione dell'intesa di massima raggiunta dagli advisor (26,5 euro in contanti senza condizioni), i consiglieri dovranno così dare ufficialmente il mandato all'ad Giorgio Olmo per sancire la cessione ad Abn della quota del 27% nella banca padovana. L'accordo è infatti una via quasi obbligata per Bpi che peraltro per la prima volta, venerdì ha messo nero su bianco in una nota ufficiale l'ipotesi di vendita agli olandesi. Una cessione ad Abn (con la quale i toni sono stati particolarmente aspri negli scorsi mesi) che era sempre respinta e vista come l'estrema ratio dalla ex Lodi tanto che alcuni componenti del consiglio vorrebbero ancora contrastare il progetto. Ma il rinvio della cessione risponde anche e sopratutto a necessità di carattere tecnico-legale. Dopo i primi approcci infatti, le autorità di vigilanza Consob e Bankitalia dovranno dire la loro, in particolare in merito alla vicenda delle due opa Bpi, attualmente sospese e che devono essere revocate. In presenza di un accordo fra le parti e con la garanzia che Abn lancerà poi una nuova offerta sul 100% del capitale appare tuttavia difficile che Consob e Bankitalia si mettano di traverso. La chiave per la revoca delle offerte sarebbe da ricercare nelle condizioni imposte alle due offerte non rispettate da Bpi come quelle sulla risoluzione dei contratti put tra la banca e i concertisti. Poichè la Bpi non ha risposto in merito alla cancellazione delle clausole, le autorità potrebbero quindi revocare le offerte. Con l'intesa firmata dalle parti inoltre, i legali della Bpi potranno sollecitare alla Procura di Milano il dissequestro delle azioni, bloccate dai magistrati di Milano. Con la vendita, Bpi incasserà circa 2 miliardi, con una plusvalenza di 100 milioni.

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