Berlusconi ci ripensa
A dare il là a quella che molti definiscono una «svolta» nella posizione della Cdl verso Antonio Fazio, è il «Senatur». Bossi affida al premier il compito di decidere sul «caso Bankitalia»: «Parlano tutti troppo, chi deve parlare è Berlusconi: se Berlusconi non parla Fazio resta al suo posto». Poi sembra ridimensionare il giudizio positivo che la Lega ha sempre espresso sull'operato del governatore: «Fazio ha fatto qualche passaggio in positivo, qualche banca del Nord l'ha salvata». Nulla di più. Infine, l'affondo: spetta a Berlusconi esprimersi perché «lui ascolta quello che dicono in Europa», un giudizio - spiega Bossi - «di cui bisogna tener conto». Ma certo, aggiunge, «bisogna tener conto anche di quello che pensa la gente e la gente sarebbe favorevole alle dimissioni». E a scanso di equivoci, il leader della Lega conclude: in ogni caso sulla vicenda Fazio il Carroccio «non ha voglia di piantare casino». Parole che negli ambienti della maggioranza vengono immediatamente lette in un modo: la Lega ha «scaricato» Fazio. «Era una posizione nell'aria già nella cena di Arcore di fine estate fra Berlusconi e i vertici della Lega - ricorda un autorevole esponente della Cdl - ed ora il Carroccio è uscito allo scoperto». Poco dopo è il turno di Marco Follini. Il leader dell'Udc chiede chiarezza sulla posizione del governo: «Sarebbe una buona idea sapere se l'opinione del ministro dell'Economia è privata o pubblica e se è la stessa del presidente del Consiglio, come immagino sia...». A strettissimo giro arriva la risposta del Cavaliere: la posizione assunta dal ministro Siniscalco (che domenica ha sostanzialmente chiesto le dimissioni di Fazio, ndr), scandisce il premier, «è personale, ma per molti versi si può ritenere fondata». Parole caute, ma che non lasciano spazi ad interpretazioni: anche il premier ha «preso definitivamente le distanze» dal governatore, è il commento più diffuso negli ambienti della maggioranza. Quello di ieri, spiegano esponenti della Cdl, è l'ultimo passaggio di una lenta e prudente strategia messa in campo dal governo per uscire dall'impasse sul caso Bankitalia. Palazzo Chigi si è sempre mosso con estrema cautela. Berlusconi, racconta chi ha seguito la vicenda da vicino, «doveva prima avere il sostegno della Lega» ad una strategia che doveva dare un segnale a mercati e istituzioni finanziarie. La prima svolta c'è stata nel vertice con il Carroccio ad Arcore. Intorno al tavolo si sarebbero perfino fatti i nomi di possibili successori a Fazio: Siniscalco, Mario Draghi, Gianpiero Cantoni e Tommaso Padoa Schioppa. La seconda svolta si è avuta a Cernobbio quando il mondo finanziario ed imprenditoriale ha accolto con entusiasmo la presa di posizione del responsabile del dicastero dell'Economia contro il governatore. Raccontano che le ultime remore di Berlusconi sarebbero venute meno davanti al minuto di applausi che ha seguito l'intervento di Siniscalco. Era la cartina tornasole che il premier attendeva. Fazio ha perso così il sostegno della Cdl. Alleanza nazionale, con il ministro Mario Landolfi, è tornata a chiedere le dimissioni di Fazio che dopo l'approvazione della riforma di Bankitalia sarebbero un «gesto di sensibilità». Persino il leghista Roberto Maroni abbandona la linea della difesa ad oltranza, limitandosi a dire che «se Berlusconi ha detto che c'è una questione di coscienza personale ha fatto bene, perché vuol dire che non è una questione di governo». Senza spezzare alcuna lancia in favore di Fazio. Gli unici nella Cdl rimasti a difendere il governatore sono i «cattolici». Per il ministro Rocco Buttiglione, la posizione del governo rimane quella espressa del Consiglio dei ministri. Ma persino il ministro centrista non nega che quella del titolare di Via XX Settembre sia una posizione «fondata» pur se «personale»