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In arrivo l'autunno caldo dei contratti

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Sono le principali partite che i sindacati si troveranno a giocare con governo e imprenditori e che entreranno nel vivo già da questa settimana. Partite che si trascinano da tempo e che potrebbero aprire le porte ad un nuovo autunno caldo. Sono oltre 7 milioni, infatti, i lavoratori che, nei diversi settori, sono in attesa del rinnovo del proprio contratto di categoria. A cominciare dai metalmeccanici la cui trattativa con Federmeccanica appare tutta in salita ed ha già collezionato, dall'apertura della vertenza ad oggi, circa 18 ore di scioperi unitari. Metalmeccanici. Il confronto, che riguarda quasi 2 milioni di lavoratori infatti ripartirà da posizione lontanissime: 130 euro la richiesta di Fim, Fiom e Uilm, 59-58 euro la controfferta delle imprese che chiedono ai sindacati un negoziato a tutto campo che parli anche di competitività incluse tutte le variabili del caso, dalla flessibilità all'orario di lavoro, fino al costo per unità di prodotto. Una richiesta che, al momento, è stata respinta dalle tute blu di Cgil, Cisl e Uil. Pubblico impiego. L'accordo quadro con il governo, raggiunto al termine di un estenuante braccio di ferro, nel luglio scorso, non è stato ancora tradotto in atti di indirizzo. In una parola la busta paga dei lavoratori pubblici è ancora "leggera". La procedura per l'approvazione dei provvedimenti è in corso ma la partita non si può dire ancora chiusa mentre si riaprirà entro dicembre quella per il rinnovo del prossimo biennio. A questi macro settori si devono poi aggiungere gli 80 mila lavoratori del comparto elettricità, i 450 mila addetti delle imprese di pulizie e, soprattutto, gli oltre 600 mila chimici, i 700 mila tessili e il milione 200 mila edili, i cui contratti nazionale sono previsti in scadenza entro la fine dell'anno. Finanziaria. Le vicende contrattuali si incroceranno con la presentazione della legge Finanziaria. La manovra che attende il paese per il prossimo anno sembrerebbe aggirarsi sui 17 miliardi di euro. Una cifra importante di cui però Cgil Cisl e Uil non riescono neppure ad intuire la composizione. E non si sbilanciano a commentare le indiscrezioni. «Il governo deve avere un atteggiamento più chiaro: Siniscalco dice una cosa, Baldassarri un'altra. Ma fino a che non avremo in mano il testo della Finanziaria non possiamo esprimere un giudizio», continua a rispondere il leader della Cisl, Savino Pezzotta irritato che la vicenda Bankitalia abbia tolto tanto tempo e tanto spazio alla discussione sugli intervento economici necessari a tamponare la crisi del paese. «Il governo si metta d'accordo su cosa fare così finalmente non saremo costretti giorno dopo giorno ad inseguire le varie cose che poi non sappiamo se si concretizzeranno o meno», dice Pezzotta. Stesso tono usato dalla Cgil: «C'è una cifra sulla finanziaria che tra l'altro neanche è condivisa dalla maggioranza. Aspettiamo che ci chiamino e ci dicano almeno qual è il quadro di riferimento. Poi diremo la nostra sul merito», spiegava nei giorni scorsi il leader, Guglielmo Epifani. Già da domani, intanto, entrerà nel vivo il confronto sul tfr con le parti sociali. La partita sulla previdenza complementare è comunque legata alla Finanziaria, soprattutto per il capitolo riguardante le risorse da destinare ai meccanismi di compensazione per quelle imprese che saranno private di un importante fonte di autofinaziamento dopo lo smobilizzo del tfr. Sindacati e Confindustria non si sono mai sbilanciati nel commentare le le aperture del Governo e attendono il testo del nuovo decreto prima di esprimere giudizi.

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