L'ombra di Saddam dietro l'affare Wind
L'azienda di telecomunicazioni venduta di recente dall'Enel alla Weather Investments dell'imprenditore egiziano Naguib Sawiris, potrebbe essere stata acquistata anche con capitali provenienti dal tesoro mai trovato del raìs. Per mettere in piedi la maxi offerta, Sawiris ha bussato alla porta di decine di uomini d'affari mediorientali, raccogliendo poco più di 200 milioni di euro. Tra i soci spuntano però alcuni nomi già noti sui mercati finanziari internazionali per i loro rapporti con i governi arabi e il mondo palestinese. Si scopre così che uno dei maggiori finanziatori dell'operazione messa in piedi da Sawiris (ha investito 84,6 milioni di dollari) è il tycoon iracheno Nadhmi Auchi, 47 anni, uno degli uomini più ricchi di Londra e certamente il più ricco e stimato del suo paese d'origine, nonostante sia stato arrestato e subito rilasciato per ordine dei magistrati francesi che indagano sulla vendita all'Elf della compagnia petrolifera spagnola Ertoil. A Baghdad, Auchi è l'equivalente dell'italiano Marco Tronchetti Provera. Anzi, di più. Grazie agli stretti rapporti d'affari con Saddam, è riuscito a costruire l'unica rete di telefonia Gsm irachena in funzione fino all'ultima invasione statunitense. Un affare da miliardi di dollari, che ha fatto entrare Auchi nei santuari della finanza mondiale. La sua Gmh (General mediterranean holding) ha interessi in banche come Bnp Paribas, Bank Compagnie Nord e Union Bank of Giordania, alberghi e grandi società immobiliari. Una ricchezza stimata in diversi miliardi di dollari, nata all'ombra di Saddam, che con Auchi aveva rapporti strettissimi. Quel che è però più sorprendente è come l'uomo d'affari diventato socio di Sawiris sia riuscito a strappare commesse gigantesche anche agli americani dopo la caduta del raìs. Con l'Orascom, infatti, è riuscito a vincere la gara per costruire una delle tre nuove reti Gsm irachene. Le licenze sono state concesse nonostante la decisione della Coalition provisional authority (Cpa) di sospendere i contratti, a causa di forti sospetti di corruzione su alcuni esponenti del governo. Ma dietro Sawiris ci sono anche altre zone d'ombra. Come raccontato anche in un recente articolo apparso su Il Foglio, malgrado le capacità dell'uomo d'affari, non tutte le operazioni tentate negli ultimi anni da Sawiris e soci sono andate a buon fine. E così, quando i costi per l'ingresso sul mercato della telefonia mobile in Siria si sono rivelati insostenibili, il finanziere egiziano è stato soccorso da una provvidenziale apertura di credito concessa dal fondo Palestinian Investiment: la società che faceva capo all'ex leader palestinese Yasser Arafat. Da allora i rapporti con l'autorità palestinese si sono persino rafforzati. Tanto che Mohammed Rashid, il presunto tesoriere del patrimonio accumulato dal leader mediorientale, è entrato nel consiglio di amministrazione di Orascom. Uno scenario che ha messo in allarme anche il parlamento, dove un senatore Udc (Luigi Compagna) ha presentato un'interrogazione sui rapporti tra il nuovo presidente di Wind e l'Autorità palestinese. Per Auchi, ma anche per gli altri soci raccolti da Sawiris (nell'elenco figurano alcune tra le principali famiglie imprenditoriali del Cairo, Riad, Baghdad e Kuwait City adesso diventa però determinante la quotazione della società italiana di Telecomunicazioni a Piazza Affari, prevista dalla bozza di piano industriale (quello definitivo non è stato ancora illustrato) entro la fine del 2006. Visto che gran parte della somma necessaria per acquistare Wind è stata recuperata a debito, la scommessa dei soci della Wether Investments potrebbe fruttare enormi plusvalenze. E i 206 milioni investiti complessivamente da 22 società con sede in Kuwait, Egitto, Arabia saudita, Libano e persino Isole Vergini potrebbero trasformarsi in molte centinaia di milioni.