Antonveneta, l'Opa della Bpi è ancora possibile
Nonostante un temporaneo sconfinamento, l'aumento di capitale dell'istituto guidato da Gianpiero Fiorani aveva riportato i ratios patrimoniali entro i margini previsti dalla legge. Dunque, se la Popolare guidata adesso da Giorgio Olmo dovesse chiedere di proseguire nel progetto di integrazione con l'Antonveneta, Via Nazionale si troverebbe nella situazione di non poter negare l'autorizzazione. Il sì di Fazio, in sostanza, sarebbe un atto dovuto, nonostante il sequesto dell'intero pacchetto azionario detenuto nella banca di Padova (29%) disposto dalla magistratura milanese. Dopo la bufera esplosa questa estate, la pressione della grande stampa nazionale tutta schierata a sostegno dell'offerta concorrente presentata dall'olandese Abn Amro, e la magistratura che sta passando al setaccio ogni singola operazione effettuata da Fiorani e dagli imprenditori poi associati in un patto di sindacato proprio per conquistare Antonveneta (Gnutti, Ricucci, Coppola e i fratelli Lonati), l'ipotesi di vendere tutto ad Amsterdam o a chi dovesse offrire di più è decisamente molto suggestiva per i banchieri lodigiani. Ma di fronte a uno scontro di potere dalle dimensioni titaniche, arrivato persino a far traballare la poltrona più alta di Palazzo Koch pur di spianare la strada al colosso del credito olandese, la Banca Popolare di Lodi potrebbe ancora decidere di non piegarsi. I dati forniti al mercato dopo l'ultima assemblea (la settimana scorsa) confermano che Lodi ha un patrimonio di oltre 4 miliardi di euro e nessuna fretta di vendere - o peggio di svendere - il pacchetto azionario di Antonveneta. Con queste credenziali, i massimi dirigenti della Popolare di Lodi torneranno domani ad incontrare i funzionari di Bankitalia. E l'istituto centrale è difficile che smentisca quanto affermato da Fazio al Cicr: se l'ex Lodi realizzerà alcuni interventi patrimoniali già autorizzati da Via Nazionale potrà proseguire nella scalata padovana.