Bond Parmalat alla riscossa
In pratica, il valore di queste emissioni legittime rientrate sul mercato vale già da solo pressochè il doppio di quanto lo stesso commissario straordinario Enrico Bondi (nella foto) e il suo staff valutano il gruppo di Collecchio dopo l'azione di risanamento, una cifra compresa tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Se si tratti di fiducia dei mercati o di altro, difficile capire, rispondono diversi analisti interpellati, sottolineando comunque l'accelerazione nel prossimo periodo per tutto quanto avverrà intorno a Collecchio ed i conseguenti tempi ormai rapidi per la riammissione di Parmalat alle quotazioni, con uno spoglio dei voti sul concordato che durerà al più fino a metà settembre. E soprattutto una riammissione alle contrattazioni che dovrebbe attuarsi - secondo i piani di Bondi e di suoi uomini - entro fine mese o a inizio ottobre. Una nuova Parmalat che si presenterà con il 58,7% del capitale azionario nelle mani dei singoli possessori di bond secondo le stime degli stessi dirigenti di Collecchio, con il 17,4% nelle mani delle banche italiane e il 9,7% di quelle estere. E se il Financial Times ha rilevato a proposito della crescita di valore dei nuovi bond Parmalat che tutto questo dimostra ancora come una volta, rientrata in Borsa la Parmalat, l'investimento nel colosso alimentare non sarà comunque da ritenersi «ordinario», ad un'attenta analisi qualche operatore si esprime in maniera più ottimista. «Il valore enorme, rispetto alla situazione reale, che hanno di già acquisito questi bond - osserva - porterebbe a pensare che forse manovre speculative siano in atto o già attuate da parte di fondi avvoltoio che hanno recuperato per poche lire quella che era considerata per un anno poco più di "carta straccia". Carta che ora potrebbe valere oro. Rallegra comunque che Bondi vada per la sua strada, e speriamo riesca a varare un cda abbastanza coeso». D'altra parte, ha osservato più volte la stampa internazionale, con l'amministrazione straordinaria i margini operativi del gruppo alimentare - nel quale vige di fatto un blocco dei licenziamenti dopo un' intesa raggiunta con sindacati e governo - continuano sia pure lentamente a migliorare. Il free cash flow, in pratica i proventi da attività ordinarie depurati dalle spese, sono notoriamente in linea con le attese. «Forse - osserva un altro operatore di Borsa chiamato in causa a spiegare il motivo per cui sia tanto cresciuto il valore dei bond Parmalat dopo la loro riammissione sul mercato - oltre alla fiducia per il futuro ci sono anche da considerare le tante azioni legali in corso contro le banche che certo porteranno denaro in cassa anche se magari non nei termini richiesti da Bondi». D'altra parte, venerdì è stata avviata un'azione risarcitoria per 1,9 miliardi nei confronti di Intesa (principalmente Caboto), altri operatori e sue controllate ed una revocatoria da 1 miliardo per la quale il gruppo ha già disposto il rafforzamento del fondo rischi ed oneri. Inoltre, sempre nella tarda serata di ieri, si è appreso di un' altra azione verso Unicredit (principalmente Ubm) chiamata con altri due intermediari a risarcire questa volta 1,8 miliardi per essersi curati dell'immissione di bond a medio termine tra la seconda metà del 2001 e il 2003. Un'azione legale che i due istituti respingono, con Unicredit che da parte sua evidenzia anche come l'importo richiesto sia anche superiore ai bond emessi.