Rcs, la sponda di Ricucci non è Murdoch
Quanto a Mediaset, «non risulta che vendano». In un curioso sovrapporsi di indiscrezioni di stampa tra le più clamorose per gli assetti dell'editoria e dei media italiani, Tarak Ben Ammar taglia la testa al toro tacciando gli ultimi rumor come mere «puntate di una soap opera estiva». Uomo d'affari e produttore franco-tunisino, Ben Ammar è ben noto alle cronache finanziarie nostrane, dapprima per aver fatto da trait d'union all'ingresso del principe saudita Al Waleed nel capitale di Mediaset. Più recentemente per la mediazione all'arrivo dei francesi in Mediobanca (è consigliere), che tra l'altro è prima azionista nel Patto Rcs. Senza scordare, come ricorda lo stesso Ben Ammar, l'amicizia che lo lega a Silvio Berlusconi «da oltre vent'anni». «Speculazioni per far salire il titolo, trovo queste cose pericolose», ha tagliato corto Ben Ammar alle voci di stampa riferivano di colloqui in corso tra Murdoch e Stefano Ricucci per la quota di poco inferiore al 21% di Rcs, detenuta dall'immobiliarista esternamente al Patto. Secondo una delle ricostruzioni, poi, sarebbe proprio quello di Murdoch il misterioso gruppo estero in trattative con l'ausilio del genero di Aznar, Alejandro Agag, di cui si era appresa l'esistenza grazie ad alcune delle intercettazioni legate alla vicenda Antonveneta. Ebbene, secondo Ben Ammar «è impossibile che Murdoch prenda un grande giornale italiano. E poi, andare contro tutto l'estabilishment? Non ci credo. A meno che il Patto non lo chiami, ma non è questo il caso». «Non rappresento il gruppo Murdoch, è un amico con cui lavoro - ha detto -, ma non mi risulta stia trattando con Ricucci o con un suo rappresentante». Del resto, «se c'era o ci fossero state divergenze nel Patto, c'è qualcuno che ha messo del cemento e si chiama Ricucci». L'idea non sarebbe poi nello stile del patron di News Corp. «Murdoch comprerebbe il 100% per comandare, non certo il 20% di Ricucci. E poi per fare che, per far arrabbiare il Patto?». Più complicato il quadro Mediaset, con voci di presunta spartizione delle attività Fininvest tra i figli del primo matrimonio di Berlusconi (Marina e Piersilvio, che secondo queste ricostruzioni riceverebbero le attività industriali in Mediaset e Mondadori) e quelli del secondo matrimonio (Luigi, Barbara ed Eleonora, cui resterebbe la liquidità e le quote in Mediolanum). Ben Ammar era visto da queste ricostruzioni scendere in campo al fianco di Marina e Piersilvio, alla presenza anche di alcuni fondi di investimento. Secondo l'uomo d'affari franco-tunisino, però, la società non è in vendita. «Se poi anche dovessero farlo ci sarebbero certamente venti acquirenti. Se ci sarò anch'io? Non lo so. Se anche farò parte di questi venti c'è gente ben più ricca e più importante di me interessata». Su Rcs, intanto, è intervenuto anche il leader della Cisl Savino Pezzotta, chiedendosi «qual è il fine e il perchè della scalata di un giornale. Non diciamoci che è solo per fare profitto, perchè se qualcuno scala un giornale e ha un amico in politica, cambia già il profilo della democrazia. A me interessa capire - ha detto - qual è la trasparenza di questo nuovo riassetto di potere del modello capitalistico italiano».