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Sciopero Alitalia, Cimoli non cede a Maroni

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Il numero uno della compagnia non tratterà con il Sult. Lo stop del 30 e 31 agosto resta confermato

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Il ministro del Welfare, «anche se non obbligato», tenterà oggi una mediazione con il sindacato che, avendo accusato l'azienda di «barbarie antisindacale», dovrebbe confermare lo sciopero di 48 ore degli assistenti di volo il 30 e 31 agosto. E andare incontro alla precettazione da parte del ministro dei Trasporti Pietro Lunardi, secondo il quale è un atto dovuto che serve per tutelare i passeggeri, il sistema dei trasporti ma soprattutto i dipendenti stessi di Alitalia. «Per l'interesse di pochi - ha detto il ministro - non si può mettere in pericolo il posto di lavoro degli oltre 20.000 lavoratori». Nulla di fatto, dunque, dopo l'incontro fra il ministro del Welfare e il top manager, secondo il quale l'atteggiamento di chiusura non avrà conseguenze negative sull'azienda. Del resto, ha spiegato Maroni, non c'è un richiamo legislativo sulla decisione dell'Alitalia, che essendo una società privata «può aver compiuto un atto gravemente lesivo dei diritti sindacali o un atto di politica industriale adeguata, dipende dalle circostanze». Ma Maroni, pur dicendosi soddisfatto dell'incontro con il presidente e amministratore delegato dell'Alitalia, teme che la forte contestazione da parte del sindacato, che ha una rappresentanza maggioritaria fra hostess e steward, possa mettere in discussione l'attuazione di importanti accordi di solidarietà per il personale di Alitalia e che coinvolgono il suo ministero, in un momento molto delicato per la compagnia. Fra questi, il fondo integrativo al reddito la cui costituzione presso l'Inps è stata chiesta con urgenza ma che da aprile ha ottenuto scarsi contributi da parte delle compagnie aeree, dei gestori aeroportuali e dalle società di handling. Questo, nonostante i vettori da allora stiano incassando un euro in più a biglietto mantenendo gli introiti nei propri bilanci. Così, entro fine settembre, Maroni convocherà le aziende del trasporto aereo per capire «se l'urgenza sollecitata è stata una presa in giro» e chiedere se intendano mantenere gli impegni, «altrimenti ci comporteremo di conseguenza». Il fondo integrativo è di natura privatistica ma istituito per legge, e perciò deve essere finanziato liberamente dalle imprese del settore aereo. «Se queste però non ci mettono qualcosa - ha precisato Maroni - i lavoratori non avranno l'integrazione alla cig e i passeggeri avranno solo versato un euro in più alle casse delle aziende. Questo non mi sembra corretto. Le aziende quindi devono spiegare dove vanno questi soldi». Secondo il ministro a regime il fondo dovrebbe contenere 500 milioni di euro. «A settembre l'Inps sarà pronta a ricevere e gestire i soldi del fondo - ha concluso Maroni - e visto che i sindacati, giustamente, si rifiutano di firmare accordi che prevedano la cassa integrazione fino a quando questo fondo non sarà attivo, è necessario un chiarimento con le società del trasporto aereo su questo tema». Maroni ha poi riferito che Cimoli ha assicurato da ottobre, anche se in un ritardo di alcuni mesi, il trasferimento di numerosi lavoratori alla base di Milano. Il ministro ha infine smorzato la polemica con il leader della Cisl Savino Pezzotta, spiegando di «non essere compiacente» nè di voler prendere le parti di del Sult, ma di aver accolto la richiesta di intervento avanzata da «un sindacato forte» perchè se vengono messi in discussione gli accordi di solidarietà sono a rischio «i soldi dei contribuenti». E mentre dall'Orsa Ferrovie è arrivata solidarietà al Sult, dal segretario confederale della Cisl, Raffaele Bonanni, è giunto l'invito a Maroni a chiedere al Sult di ritirare lo sciopero. Dunque adesso il via libera o lo stop allo sciopero sono appesi alla mediazione di Maroni. Il suo ruolo, ha spiegato il titolare del Welfare, nasce «dall'interesse a che le relazioni sindacali siano le migliori possibili in vista dell'applicazione di importanti accordi» che riguardano l'Alitalia. Ma dopo l'ennesima chiusura di Cimo

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