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Benzina, la rete vendita vecchia spinge i rincari

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In tre anni il costo del greggio è salito del 200%. Ma l'eccesso di distributori impedisce di limare i prezzi

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A evidenziarlo è l'Unione Petrolifera (Up) in un report pubblicato nel suo bollettino di agosto. In tutto questo tempo - ha spiegato l'associazione - il prezzo medio dei greggi più commercializzati è passato infatti da circa 18 dollari al barile in media a fine 2001 ad una media di quasi 55 dollari al barile a fine luglio. E secondo gli esperti, questo balzo è destinato ad aumentare ancora, tenuto conto che le attuali quotazioni viaggiano sui 65-66 dollari al barile. Troppi distributori. A spingere alle stelle il prezzo della benzina ci sono però anche altre cause. L'eccessivo carico fiscale, certo, ma anche tanti, troppi, benzinai, molti dei quali "vecchi" e senza self service. Sempre secondo l'Up, la rete dei distributori carburanti italiani è infatti uno dei principali imputati del caro-pieno italiano, che vede la penisola sul podio dei paesi più cari non solo d'Eurolandia ma dell'intera Unione a 25. A influire sui prezzi record dei carburanti con la verde che ha ormai 'bruciatò la soglia psicologia delle 2.500 lire del vecchio conio, c'è una rete distributiva obsoleta, molto frammentata, che fa lievitare i costi di gestione e indebolisce la concorrenza, "limando" quei pochi margini di intervento sui prezzi per contrastare il caro-petrolio. Un peso che sui prezzi si traduce in 2,5 euro per ogni pieno di un auto di medio-alta cilindrata. Ma il via libera reale ai distributori accanto ai supermercati porterebbe il risparmio a 10 centesimi. Ipotesi nucleare. Di fronte alla prospettiva che le riserve di petrolio non saranno più sufficienti a soddisfare la crescente domanda di energia, per buona parte degli scienziati l'unico rimedio è quello che gli italiani hanno bandito da anni: il nucleare. È questa, secondo gli studiosi riuniti a Erice per i Seminari internazionali sulle Emergenze Planetarie, la strada da ripercorre, «tenendo conto - ha spiegato Antonio Zichichi, presidente dei Seminari - che l'energia alternativa, a volere essere ottimisti, riesce a coprire appena il 10% del fabbisogno mondiale». Anche se non esistono dati concreti sulle scorte di petrolio, molti scienziati concordano nell'affermare che tra 50 anni cominceranno i primi segnali negativi e che entro i prossimi 100 anni si potrebbe, addirittura, arrivare all'esaurimento. «Oggi è possibile costruire reattori sicurissimi - assicura Zichichi - a patto che si eseguano i suggerimenti della comunità scientifica e non si privilegino gli interessi economici e industriali».

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