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Made in Italy, corrono le medie imprese

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Rappresentano quindi l'elemento su cui scommettere per rilanciare lo sviluppo del Sistema Italia. Sono le medie imprese italiane secondo la fotografia scattata dall'Ipi (Istituto per la promozione industriale) in uno studio curato da Marco Iezzi e Fabrizio Carapellotti del Dipartimento Industria, insieme ad Alessandro Spaventa della Leonardo Business Consulting. Tuttavia, sono solo il 2% del totale se si considerano quelle tra 50 e 249 dipendenti cui va aggiunto uno 0,2% di quelle tra 250 e 499 dipendenti. Poche, anzi pochissime, se si considera che le imprese di maggior successo sono comprese in quello 0,2% e che, secondo i criteri comunitari non sarebbero nemmeno medie ma grandi aziende. La considerazione a cui è giunto l'Ipi si basa su una ricerca che ha preso in considerazione un campione di 151 medie imprese, un gruppo ristretto, selezionato sulla base dei dati forniti da Mediobanca in una pubblicazione del 2003. Le imprese analizzate appartengono sostanzialmente a sei settori industriali: tessile, abbigliamento, cuoio, pelli e prodotti in pelle, chimica e fibre, siderurgia ed elettronica. In generale, le medie imprese seguono il trend del loro settore di riferimento, registrando tuttavia una performance leggermente migliore. Dall'analisi dei dati emerge un differente trend tra l'insieme che include multinazionali estere e imprese appartenenti a gruppi industriali, e quello che include le medie imprese in senso stretto. Nei settori nei quali la differenza tra i due insiemi è rilevante le medie imprese «vere» sembrano ottenere risultati migliori e con minori fluttuazioni. Scorrendo lo studio, emerge che le medie imprese ottengono risultati migliori del settore sia considerandole nel loro insieme (anche filiazioni estere) che prendendo in esame quelle di assoluta proprietà italiana, con la sola eccezione dell'elettronica.

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